Como, 13 ottobre 2023 – La notte tra il 6 e il 7 agosto dello scorso anno Ghulam Shabbir Imran, pakistano di 40 anni senza fissa dimora, aveva aggredito e violentato una donna, dopo averla imprigionata, picchiata e minacciata all’interno delle cabine del telefono di piazza Vittoria.
Ieri mattina l’uomo è stato condannato a 10 anni di reclusione, al termine del processo con rito abbreviato che si è svolto davanti al gup di Como Walter Lietti, nel quale era accusato di violenza sessuale aggravata e di lesioni personali. La vittima, una donna bulgara di 58 anni, anche lei senza dimora fissa, che un anno fa aveva congelato la sua testimonianza in un incidente probatorio diventato anticipazione del processo, aveva raccontato ogni attimo di quel grave abuso sessuale avvenuto di notte, a pochi metri dal Palazzo di Giustizia.
Aveva riconosciuto il suo aggressore, e raccontato di come l’aveva picchiata e ferita con cocci di vetro di una bottiglia. Le aveva schiacciato la faccia per non farla urlare mentre la spingeva contro la parete della cabina, colpendola con pugni e strappandole i capelli, fino a spezzarle l’ulna di un braccio. Per poi violentarla. L’aveva poi lasciata in quelle condizioni, accasciata a terra e insanguinata, finché una donna aveva dato l’allarme e chiamato i soccorsi. Imran era stato rintracciato poco dopo dai carabinieri del Radiomobile, distante dal luogo dell’aggressione, grazie alla descrizione subito fornita dalla vittima. Arrestato e portato in carcere, dove si trova ancora oggi.
La donna aveva dovuto subire diversi interventi chirurgici per guarire le tante lesioni che le erano rimaste sul corpo, per le quali aveva affrontato, fin da subito, un mese di malattia, a cui si erano aggiunti i successivi periodi di convalescenza. Ieri Imran ha scelto di essere processato con rito abbreviato, basandosi solo sugli atti di indagine e sulla testimonianza della vittima, garantendosi un significativo sconto di pena.
Il giudice ha anche disposto un risarcimento provvisionale di 50mila euro a favore della donna, che difficilmente potrà essere effettivamente riconosciuto, ma che rimane a dare un ulteriore spessore alla sentenza.