Casinò, scatta la spending review. Stipendi tagliati: fuga da Campione

Piano di risparmio per far ripartire la casa da gioco, retribuzioni quasi dimezzate: fine dell’epoca d’oro. I croupier passano da 6mila a circa 3mila franchi al mese

Un croupier del casinò di Campione d’Italia

Un croupier del casinò di Campione d’Italia

Campione d'Italia (Como) - Dopo il piatto a Campione d’Italia toccherà piangere anche ai croupier, costretti ad accettare obtorto collo un nuovo stipendio che è la metà di quello che percepivano prima della crisi del 2018, quando ci pensò il Tribunale di Como a dichiarare il fallimento della casa da gioco gravata da un debito di oltre 200 milioni di euro.

A tre anni di distanza per tornare a far girare le roulette la società ha dovuto accettare una cura dimagrante radicale, imposta dai giudici in cambio della concessione del concordato di continuità, e i primi a doversi sacrificare saranno proprio i dipendenti, che da 490 passeranno a 174, ma soprattutto dovranno rivedere al ribasso le loro pretese in busta paga. Addio agli stipendi da favola che avevano fatto dell’exclave una leggenda, per gli italiani che per cinquant’anni hanno fatto la fila per un posto al casinò, ma anche per gli svizzeri che hanno sempre guardato con curiosità e anche un pizzico di invidia a quei vicini di casa capaci di mettere insieme il meglio dei due Paesi. Poi la fortuna è girata e con la crisi del gioco e il cambio sfavorevole a Campione è arrivata la tempesta perfetta. I fattorini contrattualizzati a 60mila franchi l’anno, oltre 56mila euro, i croupier con gli stipendi da 6mila franchi al mese (5.600 euro) più le mance, per non parlare dei funzionari con gli stipendi a cinque zeri sono destinati a diventare il ricordo di un passato che non c’è più.

Nel nuovo contratto collettivo che società e sindacati stanno discutendo da oltre un mese, lo stipendio base è parametrato ai contratti applicati nei casinò del Canton Ticino: 3.600 franchi lordi, 3.400 euro, con la possibilità di un incremento del 10% in base alle diverse mansioni. L’amministratore unico Marco Ambrosini ha tagliato tutto quello non è indispensabile: via camerieri, cuochi e personale di servizio che non saranno più assunti direttamente dal Casinò, ma gestiti da appaltatori esterni che faranno funzionare i due ristoranti e si occuperanno della pulizia. In questo modo il costo del personale è sceso sotto i 9 milioni di euro al mese, addirittura due in meno rispetto agli 11 previsti nel piano industriale. La macchina però fatica a rimettersi in moto, manca ancora il nulla osta dei sindacati e soprattutto dei lavoratori che oltre a essere pagati di meno dovranno adattarsi a fare un po’ di tutto, soprattutto durante il fine settimana quando i giocatori sono più numerosi. Fare il croupier insomma diventerà un mestiere come un altro. A Campione d’Italia insomma dopo i soldi sono spariti anche i sogni.