È durato più di due anni il processo dibattimentale a a carico di Enrico Fontana, 62 anni di Pianello del Lario e Gladis Ester Champi Huajardo, 54 anni di origine peruviana, e tra poco arriverà alla sentenza di primo grado, dopo le richieste di condanna formulate ieri dal pubblico ministero. Sono accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro: in una parola, caporalato, scaturita dalle condizioni di impiego in cui nel 2018 erano stati trovati i quattro lavoratori impiegati dalla coppia, tutti peruviani, tre dei quali privi di permesso di soggiorno, all’interno di una casa di riposo per anziani priva di ogni autorizzazione, se non quella di affittacamere. Per i due coniugi, sono stati chiesti 4 anni di condanna, mentre i difensori hanno chiesto l’assoluzione o, in subordine, il minimo della pena.
La sentenza è attesa per metà ottobre, epilogo di un’indagine aperta grazie a un sopralluogo svolto dai carabinieri del Nil, il Nucleo Ispettorato del Lavoro, dopo che un dipendente si era presentato a sporgere denuncia: "Mi avevano assunto per fare le pulizie – aveva ripetuto in aula, davanti al giudice – ma mi sono trovato ad accudire quattro persone anziane, giorno e notte. Dovevo lavarle, dagli da mangiare controllare che prendessero i loro farmaci, assisterle e aiutarle in ogni cosa. Una di loro non era autosufficiente e tutte avevano bisogno di aiuto continuo. Per un anno, non ho potuto vedere mio figlio, perché non avevo giorni di riposo". Era stata la prima situazione di questo genere venuta alla luce nel Comasco, forse nell’intera Lombardia. Successivamente alle indagini dei carabinieri, anche la Guardia di finanza aveva svolto gli accertamenti patrimoniali, ricalcolando le rette mensili effettivamente pagate dai familiari, e arrivando a contestare alla donna, ritenuta titolare della struttura, la mancata dichiarazione di redditi per 450mila mila euro, pari a 225mila di imposta evasa, contestata nel 2019. Pa.Pi.