Il ritorno di Azouz, dopo 10 anni revocata l'espulsione dall'Italia: "Ora giustizia"

Nella strage di Erba perse moglie, figlio e suocera. Non crede alla colpevolezza di Olindo e Rosa. "Fino a quando sarò vivo lotterò". Ora abita a Lecco

Azouz Marzouk

Azouz Marzouk

Erba (Como), 5 giugno 2019 - «Per prima cosa sono felice di essere tornato in Italia, vicino a mia moglie e alle mie figlie. È la prima vittoria delle battaglie che avrò qui. Finché sarò vivo lotterò perché ci sia giustizia per quelle quattro anime che sono morte. Giustizia che finora non c’è». Nella casa di Lecco Azouz Marzouk parla con il cronista mentre riceve l’abbraccio della moglie Michela Lovo e regge l’assalto festoso delle loro tre bambine. Dopo dieci anni non è stato più ritenuto socialmente pericoloso; di conseguenza è stato revocato il provvedimento di espulsione dal nostro paese, sostituito dalla libertà vigilata per 9 mesi. Poco prima di mezzogiorno un volo da Tunisi è atterrato a Malpensa riportando in Italia il tunisino (oggi trentanovenne) che nella strage di Erba, l’11 dicembre del 2006, ha perduto la moglie Raffaella Castagna, il figlioletto Youssef, la suocera Paola Galli; la quarta vittima era stata la vicina Valeria Cherubini, mentre il marito di quest’ultima, Mario Frigerio, era sopravvissuto. Per quel massacro scontano una condanna definitiva all’ergastolo i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi. Una colpevolezza a cui Marzouk ha più volte dichiarato di non credere, al punto da sollecitare nuove indagini dalla procura generale di Milano.

Il primo dicembre 2007, Azouz era stato arrestato per spaccio di droga. Aveva patteggiato una pena di 13 mesi di reclusione. Il provvedimento di espulsione era condizione posta per accedere al patteggiamento. Era scattato il 29 maggio 2009.

Nel viaggio di ritorno è stato accompagnato dall’avvocato veronese Simone Giuseppe Bergamini, che l’ha assistito in questa battaglia. «Ho conosciuto Azouz nove anni fa, in Tunisia, dopo che avevo seguito Fami, il fratello minore. Nell’espulsione ho riscontrato delle anomalie. Strano che per una pena non particolarmente grave fosse stato applicato l’articolo 86 della legge sugli stupefacenti che riserva al giudice la possibilità di allontanare dal territorio nazionale un soggetto ritenuto socialmente pericoloso e quindi indesiderato. Secondo: non è possibile coniugare patteggiamento ed espulsione. Terza anomalia. Il fratello Fami, implicato nelle stesso procedimento, non era stato colpito da espulsione. Era stato lui a chiedere di essere espulso, anziché scontare la pena detentiva. Si trattava di rovesciare il giudizio di pericolosità sociale. Azouz ha una solida situazione familiare. A Zaghouan, dove è nato, ha un mini-market che gli garantisce un reddito sicuro. Ha mantenuto un comportamento corretto, senza mai violare il divieto. Abbiamo interpellato le forze dell’ordine e prodotto una relazione socio-familiare dell’Ufficio esecuzione penale esterna».

L’ordinanza firmata dal magistrato di sorveglianza di Varese, Andrea Crema, attenua la pericolosità sociale. Revoca l’espulsione. Fissa l’osservanza di alcune norme, come il divieto di uscire dalla Lombardia senza essere autorizzato, l’obbligo di firma una volta la settimana in questura a Lecco, quello di colloqui periodici con l’Uepe.