A processo per l’omicidio dell’imprenditore. Battaglia dei difensori per evitare gli ergastoli

Quattro imputati affrontano processo per l'omicidio di imprenditore delle pompe funebri a Bergamo. Accusati di aver narcotizzato e rapinato la vittima, rischiano l'ergastolo. Difensori cercano riqualificazione del reato per ridurre la pena.

Tutti e quattro gli imputati erano presenti ieri mattina per la prima udienza in Corte d’Assise (presidente Patrizia Ingrascì, a latere la collega Francesca Mazza) del processo per l’omicidio di Angelo Bonomelli, 80 anni, imprenditore delle pompe funebri di Trescore Balneario, e proprietario di Vila Ortensie, a Sant’Omobono Terme, narcotizzato con gocce di Rivotril nel caffè, rapinato e poi abbandonato nella sua auto, un suv Freemont Fiat, al freddo, a Entratico, la sera del 7 novembre del 2022. I quattro devono rispondere di omicidio volontario con dolo eventuale aggravato dai futili motivi, dall’uso di sostanze venefiche e dal nesso teleologico, ovvero aver ucciso per mettere a segno la rapina. L’accusa è di aver narcotizzato l’imprenditore per rubargli l’orologio d’oro Longines del valore di oltre 8mila euro, il telefonino e 120 euro in contanti. Si tratta di Matteo Gherardi, 34 anni, di Gaverina (difeso dall’avvocato Quadri); suo padre Luigi, 69 anni; la fidanzata di Matteo, Jasmine Gervasoni, 26 anni, di Sedrina (entrambi sono difesi dall’avvocato Zucchinali), e infine Omar Poretti, 28 anni, di Scanzorosciate (assistito dall’avvocato Bosisio). Rischiano l’ergastolo. I fatti sono accertati, a parte chi decise la dose massiccia di Rivotril su cui Matteo Gherardi e Poretti si rimpallano la responsabilità. La battaglia dei difensori è sul reato. Gli avvocati Gianluca Quadri, Roberta Zucchinali e Luca Bosisio puntano alla riqualificazione dell’omicidio volontario in morte come conseguenza di altro reato, cioè la rapina, che farebbe scendere di parecchio gli anni di carcere. Se venisse riconosciuta potrebbero chiedere il rito abbreviato, con lo sconto fino a un terzo. F.D.