Cellatica celebra il genio di Gian Lorenzo Bernini

Esposti fino al 29 ottobre nella Casa Museo della Fondazione Paolo e Carolina Zani un bronzetto e quattro dipinti del celebre artista

La sala dove è allestita la mostra dedicata a Bernini

La sala dove è allestita la mostra dedicata a Bernini

Cellatica (Brescia) – Una piccola, ma di inestimabile valore, “mostra gioiello”, da ieri e fino al 29 ottobre del 2023 impreziosirà la Casa Museo della Fondazione Paolo e Carolina Zani di Cellatica. Il direttore Massimo Capella, di comune accordo con il presidente e il consiglio direttivo e con l’insostituibile appoggio di Fabiano Fonti Bernini, è riuscito a portare un bronzetto e quattro dipinti, tra cui uno completamente inedito – Sansone e il Leone- di Gian Lorenzo Bernini in Franciacorta.

La produzione pittorica del Bernini, noto come scultore, architetto e urbanista, ma in realtà artista a tutto tondo, è così protagonista della mostra dossier esposta nella “Schatzakammer” (camera del tesoro) dell’ente espositivo con il coordinamento del direttore Capella che ha collaborato con Steven F. Ostrow e Francesco Petrucci, tra i massimi esperti dell’artista barocco. Dei circa 200 dipinti realizzati dal Gian Lorenzo Bernini, come testimoniò il figlio Domenico nella sua biografia datata 1713, se ne conoscono circa 25. Quattro, attualmente, sono esposti a Cellatica con un meraviglioso bronzetto del David, che risulta la parte centrale dell’allestimento, mostrando la grandiosità dell’autore. Attorno al David della Galleria Borghese ecco San Sebastiano, Sansone e il Leone, L’Angelo Allegorico e Il Ritratto di Martino Martini.

L’esposizione temporanea, salutata ieri dal presidente della fondazione Claudia Zola, oltre che da Fabiano Fonti Bernini, è un immenso tesoro, perché presenta nel Bresciano un contesto assolutamente inedito, in cui non solo i dipinti di Bernini colloquiano col bronzetto del David, ma entrano in comunicazione con i circa 100 pezzi della casa Museo, quasi tutti d’ispirazione romana sei-settecentesca, in cui non mancano pezzi d’influenza berniniana, come due sculture di Filippo Parodi, allievo di Bernini e due consolle di fine seicento con delle laccature nero oro espressamente berniniane per l’intaglio e il tipo di movimento attribuite a Parodi e Andrea Brustolon .

“Abbiamo costruito questa piccola mostra gioiello dal titolo la Forza e L’inquietudine perché tutte queste opere raccontano di questo: della grande capacita di Bernini a fermare il movimento, alla grande teatralità nella resa non solo della scultura e dell’architettura ma anche della pittura. Il Bronzo è in strettissima connessione con il San Sebastiano e con il Sansone, esposto, eccezionalmente per la prima volta. Vi è tra loro una connessione diretta per lo studio dell’anatomia e del movimento. Ogni elemento nella sala è studiato: dalla luce alla collocazione delle opere, poste nel cuore della casa museo”.

“Le cose da dire sarebbero moltissime – spiega il discendente – ha vissuto 82 anni e ha cambiato totalmente il modo di fare arte. Le opere pittoriche non gli erano commissionate, tranne due: dei ritratti papali. Per lui i quadri erano un divertissement, un esercizio, momenti per lui di distrazione. Magari qualcuno andava a casa sua e lui gioiva nel ritrarlo e poi donava il quadro. Per questo su oltre 200 opere se ne cono circa 25. Molte sono finite negli archivi o nei palazzi ma non sono state a lui attribuite”. La mostra è corredata di un catalogo