
Il caso nel Bresciano
Brescia – Prima le tombe distrutte e l’inchiesta. Ora il divieto di lasciare fiori. Tutto iniziò tre anni fa: un giorno una mamma recandosi al cimitero del Vantiniano non trovò più la tomba del figlioletto mai nato. E come lei, molte altre. Il Comune per fare spazio aveva riesumato oltre duemila feti, stando a molti genitori senza avvisare le famiglie. Una vicenda sfociata in un’inchiesta a carico di due funzionarie municipali, la responsabile ai servizi cimiteriali, Monik Liliana Ilaria Peritore e la direttrice di settore, Elisabetta Begni, che ora rischiano il processo per vilipendio di tombe e di cadavere - l’udienza preliminare sarà il 31 gennaio 2025 - e che non smette di fare polemica.
Ora il ‘casus belli’ è il presunto divieto di deporre fiori sui resti dei bimbi nati morti o sopravvissuti per poche ore. Una signora l’altro giorno in vista del 2 novembre ha distribuito delle piantine e ha avuto un battibecco con un addetto del Vantiniano, scrivono in una lettera gli stessi genitori che tre anni fa in 16 si riunirono in una sorta di class action e presentarono un esposto alla magistratura.
“L’uomo l’ha raggiunta in monopattino, si è qualificato come custode e le ha comunicato che le piantine non potevano stare lì, e probabilmente sarebbero state rimosse. Quando la mamma ha fatto notare che non potevano dare fastidio a nessuno e che anche sulle nuove tombine c’è uno spazio apposito, le ha risposto che sono provvisorie, in attesa che le famiglie facciano mettere lapidi in marmo - prosegue la lettera - La cosa ci lascia basti visto che il Comune ha più volte sostenuto che le stesse erano abusive”.
Di fronte al rifiuto della signora di portarsi via i fiori, il custode le avrebbe chiesto le generalità. “Solo perché abbiamo osato denunciare uno scempio dell’amministrazione non possiamo più accedere liberamente al camposanto senza che i vigili, la Digos o il custode ci chiedano i documenti – è lo sfogo –? Ci auguriamo che non vogliano farci l’ennesimo, inutile torto togliendo i vasetti. Sotto quella ghiaia ci sono i resti dei nostri figli, per noi è importante pregare e andare lì per portare un segno”.
Il pm Antonio Bassolino mise sotto sequestro probatorio quattro settori del cimitero destinati ai feti inumati tra il 2008 e il 2016. Alle funzionarie contesta di aver dato l’ordine tra il 26 maggio e il 24 novembre 2021 di rimuovere oltre 2.500 tombe “in evidente e spropositato contrasto con il fabbisogno accertato e pianificato corrispondente a 164 esumazioni per il 2021-22”. Operazione condotta senza adeguata pubblicità e con dispersione dei resti delle lapidi, delle tombe e delle targhette identificative, prosegue l’accusa. “Per molte salme la riesumazione fu inoltre disposta anteriormente al termine decennale previsto dal regolamento regionale”. Dal canto suo il Comune si è difeso sostenendo di avere rispettato le regole.