
Giampaolo Mantelli consigliere delegato all’urbanistica all’epoca era sindaco
"È stata fatta giustizia umana e divina". Giampaolo Mantelli, consigliere delegato all’urbanistica del comune di San Gervasio Bresciano, commenta così la sentenza del Tar di Brescia che ha accolto in parte il ricorso del Comune contro l’Istituto diocesano per il sostentamento del clero della diocesi di Brescia, che dovrà versare all’ente 130mila euro. Tutto inizia nel 2008, quando sindaco era Mantelli, che decide di realizzare un polo scolastico dal nido alle medie. L’area individuata di 15mila metri quadrati era di proprietà dell’Istituto, che ha ritenuto di poter inserire la richiesta di acquisto del Comune in una più ampia operazione urbanistica, che consentisse lo sfruttamento residenziale di aree di sua proprietà, all’epoca con destinazione agricola.
Si arriva così a una convenzione: al Comune va l’area per il polo scolastico, mentre l’altra area dell’Istituto, adiacente a via Parco Rimembranza, viene classificata da agricola in area residenziale 167, incorporando tutti gli oneri di costruzione. L’Istituto avrebbe dovuto realizzare viabilità e servizi e, per questo, il Comune aveva messo una fidejussione. La scuola viene conclusa, mentre qualche anno dopo (sindaco era Giacomo Morandi) l’Istituto fa sapere di non voler più fare l’investimento, perché il mercato era cambiato. Propone, quindi, al Comune di rinunciare alla fidejussione, in cambio della propria rinuncia a introiti sull’area per la scuola.
A fronte del silenzio del Comune, scaduta la fidejussione l’Istituto ha fatto ricorso al Tar per chiedere il pagamento dell’area diventata scuola, ottenendo 250mila euro, con una ricostruzione che poi è stata smentita. In aula l’ente ha spiegato di aver rinunciato a costruire, non per mancanza d’interesse, ma perché il Comune aveva nascosto che lì vicino c’era il depuratore e che quindi servivano i 150 metri di area di rispetto. La nuova amministrazione, di cui Mantelli è assessore, si è allora rivolta di nuovo al Tar, dimostrando, carte alla mano, che non solo l’Istituto sapeva del depuratore, ma che c’era anche un progetto, firmato dal presidente stesso dell’ente, in cui era prevista un’area verde nei 150 metri della fascia di rispetto. Ora i giudici hanno riconosciuto le ragioni del Comune che, al netto di un ricorso al Consiglio di Stato, incasserà 130mila euro.