FEDERICA PACELLA
Cronaca

La figlia di Silvano Cinelli, fotoreporter e testimone di Piazza della Loggia: “Sguardi nel vuoto e incredulità”

Brescia, 50 anni fa la strage neofascista. Carla Cinelli: “Mio padre ritrasse la ferita che ognuno porta con sé”

Le immagini dell’esplosione scattate il 28 maggio da Silvano Cinelli

Le immagini dell’esplosione scattate il 28 maggio da Silvano Cinelli

Il fumo sopra la folla. Lo strazio di chi teneva tra le braccia i propri cari morenti. Sgomento, incredulità, il dolore della gente, di chi aveva avuto la fortuna di essere abbastanza lontano dalla bomba, ma che, in quella piazza, ha lasciato per sempre un po’ di sé. Sono documenti straordinari gli scatti di Silvano Cinelli, uno dei fotografi che la mattina del 28 maggio 1974 si trovavano in piazza della Loggia per documentare la manifestazione antifascista e sindacale.

“I miei ricordi sono frutto del racconto di famiglia – spiega Carla Cinelli, anche lei fotografa –. Quel giorno era in piazza della Loggia per conto del quotidiano Bresciaoggi. Inizialmente si era posizionato proprio sulla fontana sotto cui c’era il cestino con la bomba. Quel giorno, però, c’erano gli ombrelli aperti e il palco non si vedeva, per cui papà lasciò quella postazione”.

Una bomba nascosta in un cestino portarifiuti fu fatta esplodere mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista
Una bomba nascosta in un cestino portarifiuti fu fatta esplodere mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista

È il furgone del service audio ad ospitarlo. “Una gentilezza che ha sempre concesso a noi fotografi – racconta la figlia Carla –. Lui era sul tetto del furgoncino e da lì fa una fotografia della folla. Poco dopo, scoppia la bomba. Chiunque, in una situazione del genere, per istinto avrebbe cercato di ripararsi. Lui invece no, l’esigenza che aveva di raccontare ha superato anche l’istinto di proteggersi”.

Così oggi abbiamo quattro fotogrammi in sequenza dello scoppio, col fumo che avvolge la piazza. E sempre seguendo l’istinto del reporter (“una sua esigenza vitale”) Cinelli entra tra la folla e va verso le vittime.

Il fumo sulla gente radunata, dopo l'esplosione
Il fumo sulla gente radunata, dopo l'esplosione

“Mio papà, per il suo lavoro, era molto conosciuto – racconta Carla – e allo stesso modo lui conosceva tutti. Non faccio fatica a immaginare quello che ha provato, la sensazione di orrore per ciò che vedeva. Le prime foto sono leggermente mosse, si capisce che era molto agitato”. Ciò non gli impedisce, però, di documentare quello che sta accadendo, secondo la cifra stilistica che lo contraddistingue.

“Non si limita a fotografare le vittime, ma riprende anche chi è intorno. Ha voluto trasmetterci non solo le ferite dei morti, ma la profonda ferita che la Strage lasciò in tutti. Gli sguardi persi nel vuoto, la disperazione, l’incredulità: sono sicura che abbia voluto raccontare tutto questo”. Documenti straordinari, che sono stati analizzati in questi anni anche nell’ambito dei processi.

Un documento d'identità semidistrutto dalla bomba (Silvano Cinelli)
Un documento d'identità semidistrutto dalla bomba (Silvano Cinelli)

"All’arrivo dei soccorsi, mio padre lascia la piazza e va in stazione, perché era molto urgente sviluppare le foto. Dell’agitazione resta traccia sulle pellicole, perché su alcune ha lasciato il segno delle pinze”. Proprio quelle fotografie, come le altre scattate da chi era in piazza quel giorno (Pietro Gino Barbieri, altre sarebbero attribuibili a Oreste o Tito Alabiso) hanno contribuito a mantener viva la memoria della Strage, oltre che essere usate nei processi.

Paradossalmente, però, si è persa la memoria di chi le ha scattate, tanto che la mostra ospitata in Santa Giulia, ‘Maurizio Galimberti. Brescia, Piazza Loggia 1974’, in cui i fotogrammi sono stati riutilizzati senza citare i nomi dei fotografi, ha acceso le polemiche per il mancato riconoscimento della paternità, a partire dalla stessa Cinelli. “Mi impegno a fare una ricerca per restituire la verità dei fotografi che erano in piazza- promette – chi c’era, chi ha fatto cosa, perché si rimetta ordine. Non è un vezzo, ma è amore di verità”.