
Un orso particolarmente aggressivo sta creando preoccupazione tra gli allevatori della zona del Bruffione, al confine tra Lombardia e...
Un orso particolarmente aggressivo sta creando preoccupazione tra gli allevatori della zona del Bruffione, al confine tra Lombardia e Trentino nel territorio di Bagolino. In meno di un mese, il plantigrado ha ucciso sei asini, ignorando pecore. L’animale, attivo soprattutto di notte, agisce con un modus operandi preciso: sbrana parti delle prede e abbandona le carcasse, probabilmente per ritornare a nutrirsene. I pastori, seguendo il protocollo, denunciano i danni, mentre i resti vengono rimossi per le analisi.
Se da un lato la presenza dell’orso è un risultato positivo del progetto Life Ursus, dall’altro crea tensioni con chi lavora in montagna. Molti allevatori dormono nelle baite e si muovono all’aperto, aumentando il rischio di incontri ravvicinati. Gli avvistamenti si stanno moltiplicando non solo nella zona di Bagolino e in Valle Sabbia, ma pure in Valcamonica, Valtrompia e nel Parco Alto Garda Bresciano, segno di una popolazione in crescita.
Ma se per ambientalisti e istituzioni è un trionfo della biodiversità, per chi vive e lavora in quota la convivenza resta una sfida complessa, anche se esistono rimborsi economici e anche se dalla regione, dalle Comunità Montane e dai parchi sono spesso forniti strumenti di protezione come reti elettrificate, che però in alta quota sono difficili da allestire. Talvolta nemmeno i cani da guardiania bastano.
A volere la reintroduzione dell’orso nelle alpi italiane è stata, a fine anni 90, la Regione Trentino, che ha inserito dieci esemplari provenienti dalla Slovenia nel parco Adamello Brenta. Il primo si chiamava Masun e non è più in vita. Negli anni gli orsi, che hanno trovato il loro habitat ideale, si sono moltiplicati. Oltre che a Bagolino nei giorni scorsi l’orso è stato visto in Mortirolo e a Monno. Altri hanno fatto la loro comparsa nella zona di Pezzaze.