
La prima risposta genetica al cambiamento climatico: così si può definire il “mais nano”, smart corn sperimentato nelle campagne...
La prima risposta genetica al cambiamento climatico: così si può definire il “mais nano”, smart corn sperimentato nelle campagne bresciane. Si tratta di piantine ibride di taglia bassa (30% in meno rispetto alle tradizionali), che dovrebbero garantire una più efficiente intercettazione della luce e una maggiore densità di semina (fino a 130-160mila piante per ettaro), meno bisogno d’acqua e una migliore qualità del trinciato, con più amido, e una fibra più digeribile per l’alimentazione animale, oltre che un posizionamento più stabile e resistente, rendendo la coltivazione più produttiva, sostenibile e resiliente al clima. Il 2025 è il primo anno di semine massive nel Bresciano, per circa 2mila ettari, in particolare tra Orzinuovi, Comezzano e Montichiari, mentre nel 2024 solo pochi agricoltori l’avevano utilizzato e nel 2023 era avvenuta la prima sperimentazione esclusiva.
"Si tratta di un mais modificato con la genetica tradizionale in modo naturale, per farlo restare basso e resistente agli eventi climatici estremi, come grandine e vento – spiega il presidente di Confagricoltura Brescia, Giovanni Garbelli (nella foto) –. È una varietà che è stata creata con diversi anni di ricerca. Se in Italia si potessero usare le tecniche Nbt, l’avremmo avuto in pochi mesi. È mais tradizionale, ottenuto con metodi tradizionali. Per Confagricoltura, bisogna continuare a investire in nuova genetica, ricerca, sviluppo e tecnologia". Intanto nei campi bresciani è iniziato il periodo della mietitura e della trinciatura. L’annata si preannuncia con una produzione nella media, fatta eccezione per un 20% di territorio, in cui le rese sono state superiori per il solo fatto di non essere stato colpito dal maltempo.
F.P.