MILLA PRANDELLI
Cronaca

Olimpiadi invernali 2026, in Val Camonica la protesta bresciana

Sabato 9 febbraio, nel giorno della mobilitazione nazionale, le associazioni si ritroveranno per “dire no “alla politiche di sfruttamento e spreco delle risorse a favore di pochi, a discapito dell'ambiente e delle comunità locali”

Manifestazione di protesta contro il progetto di nuovi impianti sciistici sul Monte San Primo, nel comasco

Manifestazione di protesta contro il progetto di nuovi impianti sciistici sul Monte San Primo, nel comasco

Ponte di Legno, 5 febbraio 2025 – No alle Olimpiadi di Milano–Cortina 2026. Sabato 9 febbraio prossimo, a partire dalle 9.30, si terrà in val Sozzine la protesta bresciana nel giorno della mobilitazione nazionale contro l’appuntamento invernale a cinque cerchi.

A promuoverlo, nel bresciano, sono le associazioni Ape Brescia, MTO2694, Unione Sportiva Stella Rossa, Collettivo 5,37 e “L’Oco! Orco che orco”.

Le Olimpiadi di Milano-Cortina si svolgeranno nel 2026
Le Olimpiadi di Milano-Cortina si svolgeranno nel 2026

“La mobilitazione nazionale del 9 febbraio, che si terrà anche in Alta Val Camonica con un appuntamento a Ponte di Legno, è una risposta forte e chiara alle politiche di sfruttamento e spreco delle risorse a favore di pochi, a discapito dell'ambiente e delle comunità locali – dicono gli organizzatori. 

L'evento è stato organizzato in concomitanza con l’avvio del countdown a un anno all'apertura dei Giochi Olimpici di Milano-Cortina, simbolo dei grandi eventi che catalizzano investimenti milionari a beneficio di pochi e sprechi immensi, senza portare reali benefici alle zone montane”.

Le assemblee

La mobilitazione di domenica segue due assemblee, a Edolo e Darfo Boario Terme. In particolare durante il convegno a Edolo, dove è intervenuto il “Comitato insostenibili olimpiadi”, si è espressa con forza la necessità di "ripensare la montagna e prendersene cura", sottolineando che invece di investire in nuovi impianti e piste da sci, sarebbe meglio finanziare progetti più utili agli abitanti delle terre alte.

In sostanza chi non desidera che si svolgano le Olimpiadi invernali del 2026 desidera una tutela totale sulle aree montane, che sia lontana dallo sci, ritenuta una attività che “attacca l’ambiente e la biodiversità”.

In particolare non sono visti di buon occhio eventi internazionali, sbancamenti e l’industria del turismo mordi e fuggi. Gli organizzatori sottolineano anche l’insostenibilità di impianti sciistici come quelli di Monte Campione. Non piace nemmeno l’ipotesi di ampliamento del demanio sciabile.