ROBERTO CANALI
Cronaca

San Primo, il caso degli impianti da sci sul monte senza neve fa il giro del mondo: critiche anche dagli Usa

Dopo la stampa inglese, anche la Cnn negli Stati Uniti ha dedicato un servizio alla stazione sciistica a 1.600 metri "chiusa a causa dei cambiamenti climatici"

Gli attivisti protestano sulla cima del monte San Primo

Gli attivisti protestano sulla cima del monte San Primo

BELLAGIO – Dopo l’Inghilterra il caso del Monte San Primo sta facendo notizia anche negli Usa, grazie alla Cnn che ha dedicato un servizio alla stazione sciistica a 1.600 metri di quota che Regione Lombardia, attraverso fondi erogati dal ministero dell’Interno, vorrebbe realizzare sulla vetta più alta, si fa per dire, del Triangolo Lariano.

"L’articolo è stato pubblicato sulle pagine del sito web della Cnn e fa riferimento alla vertenza contro il progetto per la realizzazione di nuovi impianti per lo sci e per l’innevamento artificiale sul San Primo, che prevede nuovi tapis roulant, cannoni sparaneve, laghetto artificiale, piste di plastica, nuovi parcheggi – spiega Roberto Fumagalli, presidente del Circolo Ambiente Ilaria Alpi, una delle 33 associazioni che ha aderito al coordinamento per chiedere alla Comunità montana Triangolo Lariano e al Comune di Bellagio di fare marcia indietro –. Il tutto in un assurdo progetto che vanta un finanziamento di 5 milioni di fondi pubblici, piano che non tiene in considerazione il riscaldamento globale che sta determinando in modo chiaro la fine dello sci a quote sotto i duemila metri".

Anche nell’articolo firmato da Barbie Latza Nadeau a far notizia è "la stazione sciistica italiana chiusa a causa dei cambiamenti climatici" che adesso "prevede di riaprire con innevamento artificiale".

Gli impianti di risalita del San Primo sono fermi dagli anni ’90, quando già durante l’inverno era molto difficile riuscire a trovare condizioni favorevoli, dal punto di vista dell’innevamento, per sciare. "In tutto il mondo si leggono inchieste riguardanti l’assurdo progetto sul San Primo – conclude Fumagalli –. Il coordinamento sollecita nuovamente le istituzioni locali a fare un passo indietro. Non c’è via d’uscita al ritiro del progetto".

Gli ambientalisti e anche il Cai propongono di utilizzare i fondi non per realizzare piste da sci e impianti di risalita, ma per sistemare i sentieri e finanziare la riqualificazione di alcuni edifici, valorizzando un turismo dolce e una mobilità sostenibile. A Magreglio l’ex sindaco Paolo Ceruti, già presidente della Comunità montana, ha proposto di fare del San Primo un ecomuseo a cielo aperto. Due proposte che consentirebbero di non rinunciare ai fondi erogati e permetterebbero di rilanciare il turismo non solo in inverno.