FEDERICA PACELLA
Cronaca

Lavoratori precari della cultura: sei anni dopo la prima protesta la mobilitazione riparte da Brescia

il 14 giugno all’arena del Parco Castelli ci sarà la nuova iniziativa. “Settore caratterizzato da forte povertà salariale, dovuta soprattutto all’esternalizzazione dei servizi pubblici”

Un quadro che, già nel 2018, aveva portato circa 2mila persone tra i lavoratori della cultura, a mobilitarsi per rendere note le condizioni di lavoro svilenti

Un quadro che, già nel 2018, aveva portato circa 2mila persone tra i lavoratori della cultura, a mobilitarsi per rendere note le condizioni di lavoro svilenti

Brescia, 10 giugno 2025 – Lavoratori e lavoratrici in appalto, essenziali per tenere aperti i luoghi della cultura, ma precari da anni e con contratti “da fame“. Un quadro che, già nel 2018, aveva portato circa 2mila persone tra i lavoratori della cultura, a mobilitarsi per rendere note le condizioni di lavoro svilenti, e chiedere maggior riconoscimento e tutele a chi fa funzionare uno dei patrimoni più importanti del Paese, ovvero quello culturale. Sei anni dopo la mobilitazione riparte: il 14 giugno all’arena del Parco Castelli di Brescia ci sarà la presentazione della mobilitazione nazionale promossa dall’Associazione Mi Riconosci, che il 9 febbraio ha lanciato un appello ai sindacati per convocare uno sciopero generale del settore culturale. 

Povertà salariale 

“Il lavoro nella cultura – sottolinea Federica Pasini, portavoce di Mi Riconosci per la Lombardia – è caratterizzato da una forte povertà salariale, dovuta soprattutto all’esternalizzazione dei servizi pubblici, appalti e concessioni, e al proliferare di contratti sempre meno tutelanti e inadeguati rispetto al costo della vita, sia nel comparto privato che in quello pubblico”. L’organizzazione di lavoratrici e lavoratori è inoltre ostacolata dagli alti tassi di turn over e dalle condizioni di totale precarietà e conseguente ricattabilità in cui sono costrette le persone. 

Il caso lombardo 

Non fa eccezione la Lombardia, dove i salari “da fame“ hanno portato alla sindacalizzazione lavoratrici e lavoratori in appalto dei musei della Direzione Regionale che fa capo al Ministero della Cultura (come lavoratrici e lavoratori esternalizzati dei musei e parchi archeologici nazionali della Valle Camonica), ma anche le bibliotecarie e i bibliotecari esternalizzati nei Comuni di Brescia e provincia. 

In Val Camonica 

“Per quanto riguarda la questione della Val Camonica – spiega Federica Pasini, portavoce di Mi Riconosci per la Lombarda – è in corso una vertenza molto complessa con la direzione regionale dei musei”. Ai lavoratori e lavoratrici in appalto che tengono aperti siti patrimonio dell’Unesco è stato riconosciuto un contratto multiservizi, al posto di quello precedente di vigilanza, ma non si è ancora ad un livello ottimale. Per ora non ci sono vertenze tra i bibliotecari, ma, nella serata organizzata dal Collettivo NN con Mi Riconosci) c’è chi porterà la propria testimonianza.

Dieci i punti contenuti nell’appello proposto dall’associazione: si va dall’eliminazione di qualsiasi forma di discriminazione, molestia e violenza nei luoghi di lavoro e di formazione allo stop alle false Partite Iva all’istituzione di un reddito di discontinuità.