MILLA PRANDELLI
Cronaca

La tragedia in piscina. Lacrime per il bagnino

Chiari, l’intera comunità si è stretta attorno alla bara di Matteo Formenti. Il parroco nell’omelia: quel venerdì si è abbattuta una croce più grande di lui.

Il Duomo di Chiari non è riuscito a contenere tutti coloro che hanno voluto dare l’ultimo saluto a Formenti Lo zio: «Inflessibile nel suo rigore morale»

Il Duomo di Chiari non è riuscito a contenere tutti coloro che hanno voluto dare l’ultimo saluto a Formenti Lo zio: «Inflessibile nel suo rigore morale»

Il Duomo di Chiari non è bastato a contenere la folla venuta ieri a rendere omaggio a Matteo Formenti, l’assistente bagnanti di 37 anni scomparso dopo che la morte di un bimbo rovatese di 4 anni annegato nella piscina dove lavorava aveva innescato in lui un dolore insostenibile. La celebrazione, officiata dal prevosto monsignor Gian Maria Fattorini, ha riunito familiari, amici, colleghi e i volontari della squadra delle quadre di Cortezzano, di cui Matteo faceva parte e con cui prestava servizio. Presenti anche i sindaci di Chiari e Castrezzato, Gabriele Zotti e Luigi Cuneo, in segno di vicinanza alla famiglia del giovane, che forse non ha retto al senso di colpa per quanto avvenuto. Nell’omelia, il sacerdote ha parlato del conflitto interiore che ha straziato Matteo: "Voleva salvare quel bambino, e non esserci riuscito lo ha schiacciato. Ha vissuto il peso di una coscienza che non concedeva tregua", ha detto il sacerdote dal pulpito. Il sacerdote ha anche riflettuto sul fatto che si è verificata una doppia tragedia e che questa ha colpito non solo due famiglie, ma tre intere comunità: quella di Rovato, quella di Chiari e quella di Castrezzato. Nessuno ne è uscito indenne, nemmeno gli amici, i parenti e le persone in contatto con le due vittime. Matteo è stato ritratto come un giovane di grande cuore, riservato e serissimo, di grandi valori e principi. "Ma su questo limpido mondo interiore si è abbattuta quel venerdì una croce più grande di lui – ha detto il prevosto –. Nella sua solitudine, ha scelto la via della tragedia. Rimasto solo di fronte a sé stesso, si è giudicato con assurda severità, con una sentenza inappellabile".

Uno zio del giovane ha voluto ricordarlo con un commosso elogio, descrivendolo come una persona di "rigore morale inflessibile", che pochi giorni prima aveva rinunciato a un nuovo lavoro per lealtà verso il suo datore. Appassionato di fisica e filosofia, studiava "con la dedizione di un monaco", ma quel venerdì di dolore è stato più forte di lui. "Nella sua solitudine – ha aggiunto lo zio – si è giudicato con una severità senza appello". Nel giro di pochi giorni Chiari ha perso tre giovani, tutti per scelta volontaria, tutti perché non hanno accettato quello che accadeva loro e intorno a loro. Tre storie diverse, che hanno portato il sindaco di Chiari, Gabriele Zotti, a sottolineare: "Quella di sabato è stata e resterà una giornata di riflessione collettiva in seguito a quanto accaduto negli ultimi giorni".