Giallo di Marcheno, imprenditore scomparso: "La verità nel cellulare dell'operaio morto"

Il generale garofalo, ex capo del Ris: "Passare ai raggi X la vita di Ghirardini" di Matteo Massi LA SCHEDA / Tutte le tappe del giallo

Imprenditore scomparso, Ris e unità cinofile cercano tracce preziose fra scarti della Bozzoli

Imprenditore scomparso, Ris e unità cinofile cercano tracce preziose fra scarti della Bozzoli

Marcheno, 20 ottobre 2015 - Quelle coincidenze nelle scomparse dell’imprenditore Mario Bozzoli e del suo operaio Giuseppe Ghirardini, poi trovato morto. Il generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris, punta l’indice proprio lì.

Generale, che idea si è fatto?

«Che bisogna capire come è morto Ghirardini, l’operaio. E da lì bisogna provare a risalire».

Partiamo da quelle che sembrano delle coincidenze.

«Ma non può essere una mera coincidenza che l’operaio con cui l’imprenditore aveva trascorso le ultime ore prima di scomparire, sia sparito il giorno in cui doveva essere ascoltato dai carabinieri e nemmeno che dica di andare a caccia ma poi non ci vada. E che infine scompaia facendo un percorso contrario a quello che tutti suggeriscono di seguire in quelle zone».

Che farebbe lei?

«Passerei al setaccio la vita di Ghirardini. Serve la cosiddetta autopsia psicologica. Mi concentrerei sulle sue relazioni fisiche e anche eteree, quindi controllo della posta elettronica e dei telefoni e se ci sono stati mutamenti comportamentali. E farei altrettanto con la vita del signor Bozzoli».

Non bisogna dare nulla per scontato?

«Nulla. Perché l’esperienza ce lo insegna: storie che vengono raccontate come se fossero uscite direttamente dal Mulino Bianco, invece nascondono talvolta un lato oscuro».

E Bozzoli, l’imprenditore scomparso, è morto?

«Che sia stato rapito non mi sembra una possibilità. Non c’è stata una richiesta di riscatto nonostante siano passati ormai diversi giorni. Mi sentirei di escludere che sia stato eliminato eventualmente all’interno della fonderia».

E perché?

«Lo dico col beneficio del dubbio ma non credo che un corpo intero possa essere infilato nella bocca di un altoforno perché è molto stretta. E nemmeno un cadavere, perché altrimenti l’odore si sentirebbe. Se si pensa che l’imprenditore sia stato ucciso, bisogna verificare se ci sono stati acredini, contrasti e allora bisogna comunque cercare all’interno della fabbrica».

È vero che i parenti dell’imprenditore l’avevano contattata?

«È vero e avevo consigliato all’avvocato di controllare subito i sistemi di videosorveglianza interni ed esterni. Possono essere utili per rivelare ciò che succedeva lì dentro». La svolta delle indagini passa a questo punto per la tecnologia? «Credo di sì. Se non sono state trovate finora tracce di Dna, l’unica strada è quella di passare al setaccio telefoni, computer e incrociare i dati. Qualche traccia esce fuori sempre». 

di Matteo Massi