Bollate (Milano) - Un uomo che non accetta la condanna definitiva all’ergastolo e non smette di proclamare la sua innocenza insieme con la sua disperazione. La sua unica forza, quella che gli dà la determinazione per non impazzire, sono la moglie e il figlio. Giacomo Bozzoli si presenta così, con questa immagine, a Carmela Rozza, consigliere del Pd alla Regione Lombardia, in visita al carcere di Bollate per una verifica della situazione sanitaria all’interno dell’istituto.
"Sono innocente”
Bozzoli, trentanove anni compiuti da poco, sconta una condanna al carcere a vita per l’omicidio dello zio Mario, avvenuto la sera dell’8 ottobre 2015 nella fonderia di famiglia, a Marcheno. T-shirt, pantaloni corti al ginocchio, scarpe da ginnastica, Giacomo incontra la parlamentare regionale, presenti anche il direttore del carcere e lo psicologo. Appare depresso, spaventato. “Sono innocente“. È la prima cosa che dice. La ripeterà più volte, come un mantra. Questo è comprensibile, gli viene risposto, ma è necessario che accetti questa condizione, l’affronti, o rischia di impazzire. Giacomo Bozzoli risponde immediatamente, come se avesse ricevuto una specie di assist: “Riesco a non impazzire solo perché ho mia moglie e mio figlio”. È un’altra frase che reitera a più riprese. Come vive in carcere? “Fatico a dormire”.
L’incontro
I suoi interlocutori lo incoraggiano una volta di più, deve farsi una ragione del suo stato, costruire un percorso, proprio pensando alla famiglia e aiutato dall’età ancora giovane. “Non ce la faccio - risponde il detenuto -, non ce la faccio. Provate a immaginare: quello che è successo a me potrebbe succedere a chiunque di voi. Sono innocente e sono in carcere, condannato all’ergastolo”. Alla fine si mostra contento della visita, che termina con una stretta di mano e con la promessa dell’esponente dem di rinnovarla di qui a qualche mese. “Io credo molto - dice Carmela Rozza, al termine dell’incontro, a Il Giorno e a Iceberg di Telelombardia - nella funzione rieducativa del carcere. Ritengo che quello di Bollate abbia tutti gli strumenti per poterla attuare”.
La scomparsa dopo la sentenza
Le otto di sera del primo luglio di quest’anno. I carabinieri si presentano all’abitazione di Giacomo Bozzoli, a Soiano del Garda, sponda bresciana del lago. Poco prima i giudici della Cassazione hanno confermato il suo destino di ergastolano. Giacomo è stato ritenuto colpevole dell’uccisione dello zio Mario e di averne distrutto il corpo nel forno grande della fonderia. Epilogo di una storia di soldi, rapporti familiari logori, rancore tralignato in odio vendicativo. Viene cercato. Ma Giacomo Bozzoli non ricompare. E con lui la compagna e il figlio.
Ritrovato nel cassettone di un letto
Diventa un latitante, inseguito da mandati di arresto internazionali. Il 5 luglio riappare Antonella Colossi, la compagna, con il bambino. Racconta che dopo essere partiti sono transitati per la Francia e hanno raggiunto un hotel di Marbella, in Spagna. Lì sono stati raggiunti dalla notizia del pronunciamento della Suprema Corte. Le loro strade si sono divise. Sulla sparizione di Giacomo si accavallano le ipotesi più fantasiose, tutte spazzate via undici giorni dopo l’inizio della fuga. Alle sei del pomeriggio dell’11 luglio, i carabinieri lo trovano nella villa di Soiano, nascosto nel cassettone di un letto matrimoniale.