MILLA PRANDELLI
Cronaca

L’agonia di un gigante, per l’Adamello una fine segnata: “Sparirà in quarant’anni”

I risultati dello studio Ada270 sul ghiacciaio: “Erosione in costante accelerazione”. In vetta solo 3,5 metri di massa, lo scorso anno erano 5,5. “Non c’è più tempo”

L'Adamello

L'Adamello

Ponte di Legno (Brescia) – L’Adamello, con i suoi ghiacci che si sono sempre creduti perenni, è più fragile di quanto non si credesse e sta per diventare suo malgrado un simbolo del cambiamento climatico a livello mondiale. Di questo passo la data della sua morte pare infatti certa: entro i prossimi quattro decenni potrebbe scomparire del tutto quello che è (stato) il più vasto ghiacciaio d’Italia. “Secondo la ricerca Ada270 Adamello, terminata da qualche mese – spiega il giornalista e coordinatore del progetto di università Bicocca e università degli Studi di Milano, Lino Zani – tra quaranta anni, se le temperature continuano a salire o resteranno su questi livelli, sarà solo un ricordo”.

Non solo è in regressione continua, ma il livello della neve di anno in anno cala sempre di più, accelerando il fenomeno. A certificarlo un team di glaciologi che ha completato in queste ore i nuovi rilevamenti, raccogliendo prove aggiornate sullo stato di salute (pessima) di uno dei giganti bianchi delle Alpi. Le misurazioni, effettuate due volte l’anno, a fine stagione nevosa (maggio-giugno) e al termine del periodo di scioglimento (settembre-ottobre), dipingono quindi un quadro sempre più allarmante, che non solo delinea la situazione attuale, ma pone di fronte al fatto che la situazione sta diventando sempre più preoccupante.

In questo momento sul fronte del Mandrone la neve è alta appena 150 centimetri. Siamo a 2.600 metri. Al Pian di Neve, a 3.100 metri, è tra i 350 e i 370 centimetri, così come nella parte a 3.250 metri. Lo scorso anno i centimetri, sulla sommità, erano invece 550. Del resto negli ultimi 40 anni la temperatura dell’intero arco Alpino è raddoppiata. Una trasformazione, in continua accelerazione, dagli effetti ormai evidenti: tra il 1957 e il 2020, l’Adamello ha perso oltre il 30% della sua superficie, e il suo spessore in alcune aree, in quel lasso di tempo, si è assottigliato di 40 metri. Il fronte del Mandrone si è ritirato di oltre 2 chilometri dall’Ottocento a oggi. Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) se non verranno messe in atto le azioni di decarbonizzazione previste dall’accordo di Parigi le temperature in questa regione delle Alpi aumenteranno tra due e tre gradi centigradi nel 2050 e di circa cinque gradi alla fine del secolo, determinando così la scomparsa certa del ghiacciaio dell’Adamello.