BEATRICE RASPA
Cronaca

Mazzette per saltare la lista d’attesa: ex primario oculista condannato

Brescia, confermata la pena in Appello per Giovanni Mazzoli, la confisca dei beni aumenta da 250mila a 350mila euro

L’ex primario di oculistica Giovanni Mazzoli si era dimesso dopo le accuse

L’ex primario di oculistica Giovanni Mazzoli si era dimesso dopo le accuse

Brescia – La pena è rimasta invariata - quattro anni e sei mesi - ma il reato è tornato quello contestato originariamente dalla Procura: concussione. E la confisca è lievitata di 100mila euro, più 50 euro di confisca diretta, da aggiungere ai 250mila euro disposti in primo grado. È l’esito del processo d’appello a Giovanni Mazzoli, ex primario di Oculistica all’ospedale di Esine, che nel giugno 2023 era stato arrestato per concussione, truffa aggravata, peculato e falso.

I carabinieri gli avevano sequestrato orologi di lusso, quadri, vini pregiati e 350mila euro in contanti trovati nella sua villa. Un tesoro che per l’accusa il professionista si sarebbe costruito anche incassando mazzette da numerosi pazienti che dovevano sottoporsi all’intervento di rimozione delle cataratte - un “obolo“ tra i 500 e i 700 euro - per accorciare i tempi delle liste d’attesa del Centro unico di prenotazione.

I pm Donato Greco e Claudia Moregola avevano messo in fila 47 imputazioni. Mazzoli era finito nei guai anche per aver visitato al poliambulatorio in regime di intramoenia facendosi pagare in contanti, omettendo di rilasciare fattura e appropriandosi di quote pubbliche dovute all’Asst Valcamonica. Avrebbe inoltre finto di essere in ospedale timbrando il badge, mentre si dedicava alla libera professione fuori dai tre pomeriggi a settimana autorizzati. Assistito dagli avvocati Luigi, Giordana e Giovanni Frattini, l’ex primario in primo grado aveva risarcito la Asst e le parti offese, una ventina, sborsando nel complesso circa 260mila euro. Il gup al termine dell’abbreviato gli aveva accordato la riqualificazione del reato di concussione in induzione indebita, aveva disposto la confisca di 250mila euro e la restituzione del resto.

Una decisione impugnata dalla Procura, che in Appello, tramite il sostituto pg Rambaldoni, ha rilanciato l’ipotesi della concussione e puntato a ottenere di più in termini di confisca, mentre la difesa sperava in una riduzione di pena. La corte - presidente Silvia Milesi - ha accolto il teorema accusatorio, contro cui si profila il ricorso in Cassazione. Nel procedimento era coinvolta anche una paziente, finita a dibattimento per corruzione (intercettata, suggerisce al marito di allungare 50 euro al primario che gli ha rilasciato un certificato medico fasullo per il rinnovo della patente). La donna è stata assolta «perché il fatto non costituisce reato». l difesa aveva invocato la tenuità del fatto.