
Giovanni Mazzoli è l’ex primario del reparto di Oculistica all’ospedale di Esine. A lato il tribunale
BRESCIA
Quattro anni e sei mesi. E confisca di 250mila euro. Così si è concluso ieri il processo in abbreviato nei confronti del dottor Giovanni Mazzoli, l’ex primario del reparto di Oculistica all’ospedale di Esine che nel giugno 2023 era stato arrestato per concussione, truffa aggravata, peculato, falso.
Stando all’accusa il professionista avrebbe indotto numerosi pazienti che dovevano essere sottoposti all’intervento di rimozione delle cataratte a consegnargli mazzette (tra i 500 e i 700 euro ciascuno) per saltare le lunghe liste d’attesa del Centro unico di prenotazione. La Procura, che aveva messo sotto inchiesta anche un collega del professionista 64enne - inchiesta che ancora da definire - contestava al primario 47 capi d’imputazione. Mazzoli, tuttora ai domiciliari, era accusato anche di aver visitato al poliambulatorio di Esine in regima di “intramoenia“ facendosi pagare in contanti, omettendo di rilasciare fattura e appropriandosi di quote pubbliche dovute alla Asst Vallecamonica. Avrebbe inoltre finto di essere in ospedale timbrando il badge in entrata e in uscita, mentre si dedicava alla libera professione al di fuori dei tre pomeriggi a settimana autorizzati. I pm Donato Greco e Claudia Moregola avevano chiesto una condanna a sei anni e 8 mesi. Gli avvocati Luigi, Giordana e Giovanni Frattini, che assistono Mazzoli, sempre presente in aula, avevano chiesto la derubricazione del reato più pesante, la concussione, in induzione indebita. Il gup Cesare Bonamartini ha accolto la richiesta ma non ha concesso altri sconti, se non quello dovuto al rito e al risarcimento già corrisposto alla Asst e alla ventina di parti offese, che avevano pertanto ritirato la costituzione di parte civile. (Mazzoli aveva sborsato complessivamente circa 260mila euro, di cui 167mila per danno patrimoniale e 60mila per danno d’immagine all’azienda ospedaliera). Il gup ha poi disposto la confisca di circa 250mila euro e la restituzione del resto. I carabinieri di Breno avevano posto sotto sequestro quadri, orologi, vini pregiati e quadi, oltre a 350mila euro in contanti, recuperati nella villa del primario. Nei guai c’è anche un paziente. Per lui processo a febbraio.