Brescia – Una quindicenne si fa la doccia negli spogliatoi della palestra e mentre si insapona avvista attraverso una finestra in alto, protetta da una grata, una mano che tiene uno smartphone sospeso nel vuoto. Un telefonino puntato, che ha tutta l’aria di essere in modalità video per riprenderla mentre è nuda. La giovane caccia un urlo, lo spione si dilegua, lei va dai carabinieri. I militari fanno un paio di verifiche attraverso le telecamere e scoprono che in quel frangente l’unica persona che si trovava nel punto in cui in teoria si può spiare nello spogliatoio era nientemeno che Andrea Cassarà, il campione di scherma, ora sotto inchiesta per produzione di materiale pedopornografico.
Un’accusa ancora tutta da dimostrare, ma che è già rimbalzata ovunque e che ha già fatto muovere i vertici della Federazione Italiana Scherma, la quale si è "immediatamente attivata per trasmettere la comunicazione alla procura generale al fine di avviare tempestivamente i procedimenti conseguenti”.
L’ex schermidore azzurro, che oggi fa l’allenatore, domenica si è trovato i carabinieri a casa, in provincia di Bergamo, con un provvedimento di sequestro probatorio del suo smartphone. A disporlo, il magistrato di turno, Ettore Tisato, che poche ore prima aveva ricevuto la denuncia della giovanissima. Il "fatto” che ha generato un nuovo pasticcio giudiziario per il pluricampione olimpico risale a venerdì pomeriggio, quando il quarantenne di Passirano, centro della Franciacorta bresciana, si trovava al centro sportivo San Filippo di Brescia per una manifestazione. La quindicenne ha appunto riferito di essersi accorta di essere stata ripresa mentre era in doccia da qualcuno scappato dopo le sue urla.
Rivestita, la ragazzina ha parlato con la direzione del centro sportivo, che le ha consigliato di parlarne con i carabinieri. Cosa subito fatta, e con serie conseguenze. Denuncia alla mano, gli investigatori sono andati al San Filippo per acquisire le immagini delle telecamere interne ed esterne. L’analisi dei filmati li ha fatti sobbalzare: nei video, infatti, i militari avrebbero riconosciuto un volto noto, quello di Cassarà. Il fiorettista secondo chi indaga era l’unica persona inquadrata nel frangente indicato dalla ragazza in una zona ritenuta compatibile con il punto in cui avrebbe potuto spiare nelle docce con il telefonino. Le immagini lo mostrerebbero allontanarsi velocemente.
Risultato: il pm ha fatto sequestrare lo smartphone del campione, ipotizzando il reato di produzione di materiale pedopornografico. Cassarà, che per ora non ha commentato ("Il mio assistito è sotto shock - ha dichiarato per lui l’avvocato Enrico Cortesi del Foro di Bergamo, che lo assiste - è presto per parlare”) adesso attende l’analisi del contenuto del suo telefono. Sarà svolta nei prossimi giorni, alla presenza di un consulente della difesa. Un passo cruciale da cui deriverà un quadro più chiaro di un’inchiesta agli albori, e su cui vige grande riserbo.
Lo schermidore peraltro non è nuovo alle grane giudiziarie. Nel 2007 fu accusato di atti osceni in luogo pubblico: mentre si trovava a Cremona, si sarebbe improvvisamente calato i pantaloni di fronte a una ciclista fermata per chiedere indicazioni stradali. Un’accusa negata dall’azzurro, che si è sempre professato innocente, ma in primo grado fu condannato a tre mesi, in appello a due. La Cassazione annullò la sentenza disponendo un appello bis, dal quale alla fine Cassarà uscì prosciolto per sopraggiunta prescrizione. Fu però obbligato a corrispondere le spese legali alla parte civile.