BEATRICE RASPA
Cronaca

Caso Caffaro, ora tocca ai giudici: udienza preliminare fissata per il 23 marzo

Rinvio a giudizio per gli amministratori della vecchia e nuova società, archiviate le posizioni dei liquidatori

È stata fissata la prima udienza del processo che dovrà stabilire la verità sulla bonifica

Brescia - La doppia inchiesta per il caso Caffaro, la bomba chimica incuneata nel cuore di Brescia che da decenni sparge veleni in un raggio di oltre 22 km, dal 2002 sito di interesse nazionale (Sin), è approdata in Tribunale. Il fascicolo è nelle mani del gup Carlo Bianchetti, che ha fissato l’udienza preliminare il 23 marzo 2022. Il procuratore aggiunto Silvio Bonfigli e il collega Donato Greco hanno chiesto il rinvio a giudizio per i vertici delle vecchie gestioni – Caffaro Chimica e Caffaro srl - e per quelli dell’ultima, Caffaro Brescia.

Archiviazione invece per due liquidatori di Caffaro Chimica – Fabrizio Pea e Paolo Bettetto - e per la dirigente del Comune di Brescia, settore Ambiente, Daria Rossi. Rossi a inizio indagine si riteneva avesse omesso di ordinare il recupero dei rifiuti nel reparto cloro soda, mentre Pea e Bettetto erano finiti sotto inchiesta per deposito incontrollato e omesso smaltimento di scorie. E ancora, i magistrati hanno scelto di procedere nei confronti dell’ex commissario straordinario Roberto Moreni, sebbene abbiano stralciato l’accusa più pesante ipotizzata inizialmente, il disastro ambientale con riferimento al malfunzionamento della barriera idraulica d’emergenza, il cosiddetto Mise, nella prospettazione originaria non messa in sicurezza dal funzionario pubblico.

Un compito che tuttavia, ha dimostrato la difesa, non sarebbe stato di sua competenza. Moreni rimane imputato tuttavia di inquinamento per non avere, stando all’accusa, gestito a dovere il “decomissioning“, il capitolo dello smantellamento dei rifiuti e dei reparti contaminati. Saranno dal gup Bianchetti la prossima primavera con lui i dirigenti di Caffaro Brescia, la società che fino nell’autunno 2019 – in concomitanza con sospensione dell’autorizzazione ambientale dopo i carotaggi dell’Arpa - ha gestito la porzione di fabbrica rimasta attiva nella produzione di pastiglie di cloro.

Ovvero il presidente Antonio Todisco, l’ad Alessandro Quadrelli, il direttore generale Alessandro Francesconi e il direttore dello stabilimento Vitantonio Balacco, nei guai a vario titolo per disastro, omesso smaltimento di rifiuti pericolosi e (non Balacco) inquinamento da cromo esavalente e clorato. Chiesto il processo pure le vecchie gestioni, nelle persone di Marco Cappelletto, Alfiero Marinelli, manager della ex Snia, presunti responsabili di inquinamento da mercurio nel sottosuolo e in falda. Coimputati, infine, i manager di Csa (società milanese incaricata di demolizioni e smantellamenti di impianti dismessi) Claudia Lucchiaro, Alessandro Gaspari e Pietro Avanzo. Per loro l’accusa è quella di falso