
Crescono sia le ore di casse ordinarie che quelle di straordinarie con il settore metalmeccanico che si conferma largamente predominante passando dal 58,3 al 61,8 per cento del totale
BERGAMO – Nuvole si addensano sulla ripresa dell’attività dopo la pausa estiva. La situazione dell’industria bergamasca presenta turbolenze, in particolare nel settore manifatturiero. A dirlo è l’osservatorio della Cisl provinciale, che spiega come scenari futuri di vera e propria crisi si stiano cominciando a preannunciare nei settori metalmeccanico, nel tessile, nella gomma plastica e, negli ultimi mesi, anche nel chimico.
Le aziende della Bergamasca hanno registrato un aumento notevole delle ore totali di cassa integrazione, arrivate a quasi dieci milioni nel primo semestre del 2025. Sia le ore di casse ordinarie che quelle di straordinarie, con il settore metalmeccanico che si conferma largamente predominante, passando dal 58,3 al 61,8 per cento del totale. Incremento che potrebbe riflettere una crescente incidenza delle richieste all’interno del comparto, oppure una diminuzione relativa delle autorizzazioni negli altri settori. Il tessile mostra un andamento in crescita, aumentando la propria quota dal 17,2 al 20,1 per cento. Tale variazione suggerisce un aumento delle difficoltà produttive, che determina una maggiore necessità di ricorso agli ammortizzatori sociali.
“Alcune problematiche specifiche pesano tutte nel determinare il risultato finale – ha spiegato Luca Nieri segretario provinciale Cisl –. La crisi legata al settore automotive è aggravata sempre di più dalla transizione in corso e le motivazioni sono diverse. “Le nostre imprese devono guardare al futuro e investire sulle nuove tecnologie, sull’intelligenza artificiale. C’è la necessità di individuare nuove politiche energetiche, con scelte precise, e politiche industriali a sostegno delle imprese”.
Per i contratti collettivi nazionali, il sindacato chiede aumenti giusti e in tempi rapidi. Altro problema è la denatalità, anche per una dinamica del mercato del lavoro, che si trova sempre di più di fronte all’invecchiamento della popolazione lavorativa, senza ricambio generazionale e con l’aumento degli over 50 nei contesti lavorativi. “Formazione continua e professionale dovranno essere ancor di più al centro delle dinamiche del mercato del lavoro e dei singoli contesti aziendali”.