
Una manifestazione contro il progetto per la logistica a tutela del santuario Caravaggio è uno dei maggiori luoghi di culto della regione Lombardia
Caravaggio (Bergamo) – Anche la Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio viene coinvolta nella lotta in atto da mesi per la tutela del santuario Maria del Fonte di Caravaggio, uno dei maggiori luoghi di culto della Lombardia e meta ogni anno del pellegrinaggio di migliaia di fedeli, minacciato dal contestato progetto che prevede la costruzione nel territorio comunale di Misano, a 500 metri in linea d’aria dal complesso religioso, di un comparto produttivo con all’interno una logistica da 29mila mq e un’area artigianale da 6mila.
Il comitato civico "Salviamo il santuario" ha infatti deciso di presentare alla Soprintendenza una richiesta per vincolare le aree agricole intorno al santuario, come parte del patrimonio storico-culturale dell’edificio. L’obiettivo è di arrivare a tutelare il paesaggio intorno al luogo di culto. Il comitato, di cui fanno parte il rettore del santuario, monsignor Amedeo Ferrari e rappresentanti della diocesi di Cremona, sotto cui ricade il complesso religioso, sta anche promuovendo una raccolta di firme per la tutela del santuario, che ha superato le 7mila sottoscrizioni. Proprio le firme saranno portate a sostegno della richiesta alla Soprintendenza di porre il vincolo sulle aree agricole circostanti.
"Il paesaggio che fa da contesto al santuario - sottolinea Eugenio Bignardi, incaricato per la Pastorale sociale e del Lavoro della diocesi cremonese - non può non essere considerato come sua parte integrante. Deve essere quindi vincolato non solo per evitare che vi sorga la prevista zona produttiva, ma ogni tipo di edificio. Non è una crociata contro nessuno". Sull’intervento pendono al momento ricorsi presentati al Tar da Legambiente, Istituto diocesano per il sostentamento del clero della diocesi di Cremona e dal santuario. Spiega il nuovo sindaco di Misano, Ivan Tassi, contrario alla logistica: "La precedente amministrazione aveva già adottato il piano attuativo e pendono quattro ricorsi al Tar. L’intenzione è quella di convocare un tavolo con tutte le parti coinvolte, compreso l’operatore che ha proposto l’insediamento produttivo, per arrivare a un punto. Nel rispetto comunque del nostro indirizzo: nelle vicinanze del santuario non deve essere costruito nulla".