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Riccardo Claris, striscione per il tifoso ucciso rimosso in 30 secondi: “Omicidio che si preferisce tenere nell’ombra”

Nuovo messaggio per il tifoso dell’Atalanta di 26 anni ucciso a Bergamo. La sorella: “Quando sei morto sono corsa dalla nonna per dirglielo prima che lo sentisse in televisione. Ti prometto che tutti sapranno la verità”

Riccardo Claris e lo striscione affisso fuori dal Ministero della Giustizia

Riccardo Claris e lo striscione affisso fuori dal Ministero della Giustizia

Roma – Una donna ha affisso uno striscione con la scritta “giustizia per Claris Riccardo” davanti al ministero della Giustizia in via Arenula, a Roma, nella notte tra lunedì e martedì, in riferimento al ragazzo di 26 anni ucciso nella notte tra il 3 e il 4 maggio. L’omicidio è avvenuto a pochi passi dal Gewiss Stadium, dopo una lite nata per rivalità calcistiche tra Atalanta e Inter.

L’episodio dello striscione è avvenuto pochi minuti prima dell’una di notte, quando gli agenti della Polizia Penitenziaria impegnati in un servizio di vigilanza hanno segnalato la presenza della donna ai poliziotti. Quest’ultima si è però allontanata prima dell’arrivo degli agenti del commissariato Trevi, che hanno poi rimosso lo striscione.

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L’altro striscione e la sorella di Claris

Non è la prima volta che appare un messaggio simile. Già a maggio scorso, a Bergamo, uno striscione analogo era comparso in memoria del ventiseienne tifoso dell’Atalanta, con la scritta “Rispetto e giustizia per Claris”, affisso all’esterno del civico 26 di via dei Ghirardelli a Bergamo, dove Riccardo è stato ucciso.

La sorella di Riccardo, Barbara Claris, ha commentato l’episodio romano sui social con amarezza: “Trenta secondi. Trenta secondi, sì, il tuo nome e cognome vicini alla parola giustizia hanno dato fastidio. Troppo. Li hanno rimossi. Un omicidio che si preferisce tenere nell’ombra, di cui si preferisce non parlare”. Il post prosegue con un messaggio diretto al fratello: “Sai Ricky… quando ti hanno ucciso sono dovuta correre dalla nonna a dirglielo. Correre, il tuo nome era ripetuto ogni 2 minuti su ogni canale assieme alle parole ‘accoltellato e rissa’. Non volevo che lo scoprisse così, sola, davanti alla tv”.

Jacopo De Simone (a sinistra) è accusato dell'omicidio di Riccardo Claris
Jacopo De Simone (a sinistra) è accusato dell'omicidio di Riccardo Claris, 26 anni

Barbara Claris denuncia anche la strumentalizzazione mediatica della morte del fratello: “Le notizie erano continue, noi siamo andati avanti per settimane scappando dai giornalisti per non alimentare fake news, ma sei stato strumentalizzato comunque da molti. Ho visto pubblicità di studi di avvocati usarti come ‘esempio’, vignette, influencer, politici, tutti usare il tuo nome per i loro fini. Senza pietà, senza empatia. Poi il nulla assoluto. Il tuo nome ora non si può più dire”. Il messaggio si conclude con una promessa: “Io so, noi sappiamo. E ti prometto che tutti sapranno, con o senza aiuto, con o senza supporto, con o senza giustizia. Te lo devo, te lo dobbiamo, e chi ti ha fatto questo e poi mentito pagherà”.

L’omicidio di Riccardo Claris

Per l’omicidio di Riccardo ‘Ricky’ Claris, consulente finanziario e tifoso dell’Atalanta, si trova attualmente in carcere a Brescia si trova Jacopo De Simone, 18 anni, accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. Il giovane, assistito dall’avvocato Bosisio, secondo gli inquirenti, ha colpito Riccardo con una coltellata alla schiena, una ferita mortale descritta negli atti come “da abbraccio”.

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La tragedia, avvenuta a inizio maggio, ha avuto origine in un bar di Borgo Santa Caterina, dove sono scoppiati screzi tra due compagnie di amici per rivalità calcistiche. La situazione è poi degenerata in via Ghirardelli, sotto casa di De Simone, a 450 metri dal locale. Le tifoserie organizzate di entrambe le squadre hanno preso le distanze dall’episodio.

Durante l’interrogatorio con il pubblico ministero Schininà, De Simone aveva raccontato che la madre, intuendo il rischio di una degenerazione violenta, aveva nascosto i coltelli prima di scendere per sedare la lite. Ma il diciottenne ne aveva preso uno e, una volta fuori, ha affrontato il gruppo dei tifosi atalantini. Dopo l’aggressione è fuggito per cercare il fratello e la fidanzata di quest’ultimo, poi, su consiglio della madre, si è consegnato ai carabinieri.

La ricostruzione e le indagini

L’imputato sostiene di aver agito per legittima difesa, affermando che Claris gli sarebbe venuto incontro brandendo una catena. Ma il giudice per le indagini preliminari ha respinto questa versione. Nell’ordinanza che ha disposto la misura cautelare in carcere, si sottolinea “l’assenza di un reale, concreto e attuale pericolo sono poi espressivi di un intento di vendetta e di giustizia privata che ha animato l’indagato. Non era legittima difesa, neanche nella sua forma putativa”.

Fondamentali saranno le immagini delle telecamere che si trovano tra Borgo Santa Caterina e la scena del crimine. La visione dei filmati è importante per stabilire se quella sera fossero presenti catene e bastoni. Su questo punto le versioni sono contrastanti: alcuni frame mostrano solo cinture e fibbie, niente armi contundenti. Anche alcuni testimoni hanno parlato di catene, ma la loro descrizione non corrisponde all’abbigliamento di Claris.

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La sorella di Riccardo, che ha deciso di prendersi una pausa dal lavoro di tatuatrice per seguire le indagini, aveva dichiarato alcune settimane fa: “Per me avere giustizia è fondamentale, non potrò mai trovare una risposta al perché e per come un giovane ha impugnato un coltello e ammazzato mio fratello, non potrò mai farlo perché la risposta non c’è, non è umano”. E ha aggiunto: “La cosa che però posso fare è vivere tutti i prossimi mesi di indagini e il processo in presenza, cercare di fare giustizia e quando sarà il momento anche raccontare cosa significa vivere tutto quello che sto vivendo”.