Mapello, l’omicidio di Stefania Rota: arrestato il cugino Ivan Perico

L’uomo abita nella casa accanto alla donna. Raccolti gravi indizi di colpevolezza a carico dell’uomo, un 61enne

La casa della donna. Nel riquadro, Stefania Rota

La casa della donna. Nel riquadro, Stefania Rota

Mapello (Bergamo), 13 maggio 20023 –  Il presunto assassino di Stefania Rota è stato arrestato. Il responsabile della morte della donna di 62 anni trovata senza vita nella sua abitazione di Mapello, in provincia di Bergamo, il 21 aprile scorso, sarebbe un parente. L’arrestato è il cugino di secondo grado della donna, Ivan Perico 61 anni, che abita nella casa accanto alla donna.

Le indagini

Le indagini, coordinate dalla Procura di Bergamo sono state condotte dai carabinieri dalla sezione operativa di Bergamo e dalla stazione di Ponte San Pietro con l’ausilio nel nucleo investigativo di Bergamo, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico del presunto autore dell’omicidio.

Il ritrovamento del cadavere

Il cadavere della donna trovato steso sul tappeto del soggiorno della sua abitazione, in posizione supina ed in evidente stato di decomposizione, da una prima valutazione non lasciava trasparire evidenti segni di lesioni esterne e , in un primissimo momento era stato disposto il nulla osta al seppellimento.

I particolari “anomali”

I carabinieri intervenuti hanno focalizzato l’attenzione su alcuni particolari “anomali”: l’assenza delle chiavi di casa nonostante la porta di ingresso risultasse chiusa con le mandate, l’assenza del cellulare e del portafoglio nonché il fatto che l’autovettura della vittima non fosse regolarmente parcheggiata nel garage sotto casa. In particolare l’esame autoptico ha consentito di accertare la presenza di fratture al cranio, di un ematoma al volto e lesioni alla cartilagine tiroidea. Grazie a questi elementi è stato aperto un procedimento penale a carico di ignoti per il reato di omicidio.

Le tracce sull’auto

La Ford Fiesta blu di Stefania Rota era stata in realtà individuata dai carabinieri già nelle ore successive il ritrovamento del cadavere, ma di concerto con l'autorità giudiziaria era stata poi recuperata soltanto il 4 maggio: grazie al tracciato dell'antifurto satellitare è stato possibile ricostruire che la vettura si era "mossa” anche dopo l'11 febbraio, data della morte della donna. Nel momento in cui i pochi contatti della donna si accorgono che lei non si vede più in giro, il cugino non si allarma, anzi fornisce notizie rassicuranti sul fatto che Stefania fosse al mare per curare un anziano come badante.

L’utilitaria è stata quindi recuperata dai militari lo scorso 4 maggio. Grazie alle indagini della Scientifica, attraverso il Luminol, sulla vettura della donna sono state trovare “tracce” utili alle indagini. 

I sospetti sul cugino

La donna dall’estate scorsa e fino al giorno del suo decesso si sentiva quotidianamente con il cugino di secondo grado con il quale condivideva la passione per le passeggiate in montagna. I carabinieri hanno accertato lunghi contatti telefonici tra i due fino al giorno del decesso quando il cellulare della vittima viene definitivamente spento e scoprono per di più che il tracciato GPS dell’autovettura della vittima è sovrapponibile alle celle telefoniche agganciate dal cellulare dal cugino mentre utilizza l’autovettura di Stefania, nei mesi successivi all’omicidio al fine di simulare il fatto che Stefania fosse ancora in vita.

Inoltre, è stato anche il comportamento di questo cugino a convincere gli investigatori circa il suo coinvolgimento nel delitto. A differenza delle poche amiche di Stefania che la cercavano con insistenza nel momento in cui realizzano che della donna non si avevano più notizie, non si è allarmato, non ha avvisato le forze dell’ordine e ha fornito, a chi gli chiedeva notizie, informazioni rassicuranti circa il fatto che Stefania fosse andata al mare per svolgere l’attività di badante.