Omicidio di Stefania Rota, confessa il cugino: “Lite per l’immobile di famiglia, poi ho perso la testa”

Crolla Ivano Perico. L’avvocato: “È molto provato, deve liberarsi di un peso. Non c’è alcun movente passionale”

Stefania Rota e l'ingresso della sua casa di Mapello dove sono stati deposti dei fiori in sua memoria

Stefania Rota e l'ingresso della sua casa di Mapello dove sono stati deposti dei fiori in sua memoria

Mapello (Bergamo) – “Si deve liberare di un peso. A breve chiarirà la sua posizione davanti al magistrato. Noi siamo d’accordo. Stiamo cercando di tranquillizzarlo perché è molto provato e psicologicamente fragile”. Quel peso a cui accennano i difensori di cui si deve liberare Ivano Perico, 61 anni, incensurato, da sabato in carcere con l’accusa di aver ucciso Stefania Rota, è il movente del delitto.

L’avvocato Piero Pasini, uno dei difensori con la collega Stefania Battistelli, ha spiegato, dopo che 24 ore prima il suo cliente aveva deciso di fare scena muta durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Massimiliano Magliacani, che all’origine dell’omicidio “c’è una lite legata a degli immobili in comune, questioni rimaste in sospeso fra loro su proprietà e catasto”.

C’entra anche il capannone che separa la casa di Stefania dal condominio dove vive Perico? Un edificio dove una volta il padre della vittima aveva la sua officina di fabbro e ora è affittato a un’impresa edile. Forse.

Dunque, stando alla versione che l’uomo starebbe per dare ai magistrati, non ci sarebbe alcun movente passionale: “È un dolo d’impeto – taglia corto il legale – Era una delle poche persone che la seguiva, per lui la lite è scaturita solamente per questioni legate a proprietà in comune”. A detta del legale, inoltre, Perico non ha confidato a nessuno dei suoi conoscenti (neanche alla moglie) quanto fatto: “Lui ora ha la volontà di riferire tutto al magistrato anche perché si è tenuto tutto dentro”. "Un dolo d’impeto", spiega quindi Pasini anticipando la linea difensiva, "commesso da una persona in difficoltà che ha perso la testa. Nulla a che vedere con i fantomatici moventi di natura sentimentale di cui ho sentito parlare in questi giorni".

Perico, cugino di secondo grado della vittima con la quale spesso andava a camminare ad Ambivere o a passeggiare in montagna, descritto dal gip come una personalità "violenta e pericolosa", ora avrebbe deciso di spiegare cosa è successo quell’11 febbraio a casa di Stefania.

Ossia se c’è stata una lite e per quale motivo è scattata. Ma deve anche spiegare le due telefonate sul cellulare della cugina a delitto già commesso fatte nel giro di pochi minuti. Deve inoltre raccontare al magistrato come ha ucciso Stefania, con cosa l’ha colpita e dove ha nascosto l’arma, le chiavi di casa, il cellulare e la borsa della donna. E infine perché ha costruito quel castello di menzogne ("Stefania è via con un paio di anziani, forse è al mare", avrebbe detto prima dell’arresto a cchi gli chiedeva della scomparsa della cugina) e messo in atto una serie di depistaggi per allontanare sospetti.