
A sinistra, Monia Bortolotti. A destra, Alice e il piccolo Mattia
Bergamo, 1 luglio 2025 – Non ci sarà un’altra perizia psichiatrica, o super perizia, come aveva invocato la pm Esposito nelle fasi finali dell’udienza di ieri. La Corte d’assise (presidente Ingrascì, a latere il collega Guadagnino) ha deciso che le prove sin qui raccolte appaiono sufficienti per affrontare la discussione che è già in calendario per il 12 settembre.

A processo
Monia Bortolotti, la mamma di 29 anni, attualmente alla Rems di Castiglione delle Stiviere e accusata di aver soffocato i suoi due bimbi: Alice e Mattia, entrambi di pochi mesi. Era capace di intendere e volere al momento del fatto? Per i consulenti nominati dal tribunale sì. Elvezio Pirfo (lo stesso che ha periziato Alessia Piffari, la mamma della piccola Diana) e la collega Patrizia De Rosa, entrambi di Torino, lo hanno ribadito davanti alla corte rispondendo a una serie di quesiti che erano stati chiamati a valutare.
Il processo è quello a carico diIl passato difficile
E i due specialisti lo hanno fatto ricostruendo il vissuto della ventinovenne, quando i suoi genitori biologici l’avevano abbandonata in orfanotrofio, poi l’adozione di una coppia bergamasca della Valle Seriana. “Ha manifestato disturbi nelle diverse fasi della vita. Noi siamo partiti dalla biografia della persona”. Poi hanno accennato a crisi dissociative, il ricordo degli eventi interrotto da suggestioni.
I primi segnali
Aveva manifestato sintomi già dopo il ricovero dopo la prima gravidanza, quella di Alice. “La Bortolotti narra la vicenda con narrazioni fiabesche. Quell’abbraccio al bambino (Mattia) era come non volersi staccare da lui”. Poi hanno accennato a un rapporto non armonico (riferimento al suo compagno più grande di lei di oltre vent’anni). Il dolore per aver perso un bambino impedisce di aver rapporti sessuali, e invece in questo caso lei poco dopo è rimasta incinta di nuovo”.Il consulente del pm, dottor Sergio Monchieri di Brescia, ha ribadito per la totale capacità dell’imputata. Che a dire del medico soffre di un disturbo della personalità, con tratti istrionici e narcisistici.
“Un disturbo della personalità borderline. Insofferente alla chiusura (il riferimento è al suo ricovero alla Rems di Castiglione delle Stiviere, ndr), modifica la relazione con l’altro per trarne vantaggio”. La difesa, avvocato Bosisio, era affiancata dalla consulente dottoressa Marina Verga, dell’università statale di Milano. Prossima udienza il 12 settembre con l’avvio della discussione e si entrerà nel vivo.