La morte di Alice, avvenuta il 15 novembre 2021, quando la piccina aveva solo quattro mesi, e archiviata dai medici come "morte in culla", aveva lasciato delle scorie. Ci vuole tempo per elaborare un lutto, ognuno ha il suo percorso, a maggior ragione dopo un dramma così atroce. Capita che da soli non si riesca a superare questo vuoto dell’anima, e allora si chieda aiuto. Per Monia Bortolotti, 27 anni, ora accusata di duplice infanticidio, era stato così. Si era rivolta a uno psicologo, una figura tecnica esterna per trovare conforto e sollievo. Dai colloqui, che sono proseguiti, non sarebbe mai emerso nulla di patologico. Un anno dopo Monia rimane di nuovo incinta, è contenta (come ha scritto nei social) di questa gravidanza; anche il compagno Cristian, 52 anni, verniciatore, condivide le stesse aspettative. Il 27 agosto del 2022 nasce Mattia, un anno dopo la morte di Alice. Nel frattempo Monia continua il suo percorso assistito con lo psicologo, sembra essere tornata la serenità in casa, nell’appartamento di via Falcone Borsellino, a Pedrengo, un quartiere residenziale.
Il 14 settembre del 2022 Mattia viene ricoverato per un’apnea al Papa Giovanni XXIII: viene dimesso il 17 ottobre, sta bene. Al momento delle dimissioni uno psichiatra – Monia era stata al fianco del bimbo per giorni – avrebbe detto ai familiari di non lasciare da soli mamma e figlio. Otto giorni dopo, quando lei è sola in casa (come nel precedente episodio) chiama il 118 perché Mattia non respira più. Il piccino ore prima era stato visitato dal pediatra, che non aveva riscontrato nessun problema. Ma nel pomeriggio la mamma allerta di nuovo i soccorsi perché Mattia durante una poppata è andato in apnea. Viene ricoverato e in ospedale sottoposto a esami che sono negativi: è il 25 ottobre, il bambino muore.
Qui nascono i sospetti anche da parte del compagno Cristian, trincerato oggi dietro a una cortina di silenzio, distrutto per la perdita dei figli. Poche frasi al citofono per dire che "non c’è niente da aggiungere, e sarà sempre così". Protegge in modo quasi ovattato Monia "a cui – dice - voglio ancora bene. Le altre cose che si dicono in giro (tradimenti, ndr ) sono falsità". Ma i suoi sospetti, e quelli dei parenti, hanno di fatto avviato l’indagine da parte dei carabinieri della sezione operativa della Compagnia di Bergamo che sabato hanno arrestato questa giovane mamma, di origini indiane, per la morte dei due figli.
Questa mattina, assistita dal suo legale, l’avvocato Luca Bosisio, Monia verrà interrogata dal gip Federica Gaudino. Interrogatorio che si terrà in ospedale, dove la 27enne si trova in una camera di sicurezza. Il trasferimento dal carcere di via Gleno al Papa Giovanni XXIII è avvenuto ieri, per motivi di sicurezza ed evitare possibili gesti autolesionistici. Ma chi è in realtà Monia Bortolotti, adottata da piccola da una coppia bergamasca – il papà si chiama Pietro e vive a Gazzaniga, la madre Laura altrove – all’orfanotrofio di Calcutta? È quella ragazza appassionata di ballo (ha conosciuto cosi Cristian), ex studentessa universitaria di Psicologia? Monia è davvero la mamma che sui social scrive "vado avanti solo per proteggere l’amore immenso che avevo per i miei bambini, tenuti come gioielli"? Oppure, come sostengono gli inquirenti (il pm è Maria Esposito) una mente lucida che ha ucciso i suoi bimbi per soffocamento (Alice) e per compressione toracica (Mattia) perché non riusciva a reggere il loro pianto? Eppure lo psicologo che la seguiva non aveva rilevato nulla di patologico.
Se fosse davvero lucida (lo è stata anche il giorno del suo arresto, a Gazzaniga, dove si era traferita da settembre, dopo la crisi di coppia con Cristian) allora tutti quei messaggi lanciati sui social appaiono come una sorta di difesa dall’indagine a suo carico. Ma nelle sue ricostruzioni gli inquirenti hanno intravisto delle incongruenze e versioni che sembrano fatte apposta per risultare credibile. Ma quei riferimenti ai cuscinotti, quando parla di Alice ("la colpa è mia per averla messa a dormire di lato sui suoi cuscinotti tanto morbidi") cosa rappresentano? Per gli inquirenti la volontà di soffocare il pianto della piccola Alice. E, poi, di Mattia.