
Bergamo, il trentenne già a giudizio per l’omicidio di Sharon Verzeni in questo procedimento giudicato capace di intendere. La difesa chiede integrazioni.
Moussa Sangare (nella foto), 34 anni, accusato dell’omicidio di Sharon Verzeni a Terno d’Isola, è rimasto in carcere, a San Vittore. Non ha voluto essere presente ieri mattina in tribunale dove era in agenda l’udienza davanti al gup Parati per la questione dei maltrattamenti. Persone offese la mamma e la sorella dell’imputato, Kadiatou Diallo e Awa, di 24 anni. Nemmeno loro erano in aula: assistite come persone offese dall’avvocato Stefano Comi, non si sono costituite parti civili. La discussione è slittata a settimana prossima. "Abbiamo rilevato che questa perizia è del tutto incompleta nella metodologia utilizzata, con un solo colloquio, non sono stati utilizzati i test. Abbiamo chiesto un’integrazione". È il commento dell’avvocato Giacomo Maj, difensore di Sangare, all’uscita del tribunale. Il perito nominato dal gip, Valentina Stanga dell’università degli studi di Brescia, ha concluso per la capacità di Sangare di stare in giudizio, oltre che di intendere e volere. Se, come chiesto dall’avvocato, la perizia deve essere integrata, si capirà alla prossima udienza. Altrimenti si procederà verso la discussione con il rito abbreviato. Ma come sta Sangare? "L’ultima volta che l’ho visto l’ho trovato come la prima volta – ha dichiarato l’avvocato Maj –, sempre smarrito, con ragionamenti e frasi sconnessi". Anche per il processo principale, quello dell’omicidio di Sharon, avvenuto a Terno d’Isola nella notte tra il 29 e il 30 luglio 2024, mentre la vittima camminava lungo via Castegnate per fra rientro a casa, verrà valutata la capacità di intendere e volere di Sangare. La Corte d’assise si è affidata a Giuseppina Paulillo, la direttrice dell’Unità operativa complessa "Residenze psichiatriche e psicopatologia forense" dell’Azienda unità sanitaria locale di Parma, che recentemente ha chiesto una proroga.
F.D.