FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Ilaria Parimbelli, il sorriso spento per sempre e la rabbia dei genitori: “Uccisa da una diagnosi errata”

Bergamo, la 26enne di Dalmine vittima di una encefalite erpetica. Mamma Sonia e papà Carlo parti civili al processo: “Era una ragazza piena di vita, amava la musica e sognava di fare l’interprete”. Imputato un medico del Pronto soccorso di Zingonia: “Gli esami erano buoni, escludevano una sepsi batterica”

Ilaria Parimbelli

Ilaria Parimbelli

Bergamo – “Ilaria era una ragazza piena di interessi. Amava la musica, si interessava di rievocazioni medioevali. Aveva studiato lingue. Cosa avrebbe voluto fare? L’interprete, lavorare nelle aule di tribunale”, racconta con gli occhi rossi la mamma Sonia. Fare l’interprete in tribunale, nelle stesse aule dove ieri, 12 febbraio, si è svolta l’udienza del processo per il decesso di Ilaria Parimbelli, di Dalmine: aveva solo 26 anni quando è iniziato il suo calvario.“È stata una diagnosi errata, Ilaria è morta per una encefalite erpetica”, precisa la mamma, presente assieme al marito Carlo, e al fratello minore di Ilaria, Federico. Sono parte civile al processo (giudice Nava, pm Esposito) che vede come imputato il medico che all’epoca dei fatti lavorava al Pronto soccorso del Policlinico San Marco di Zingonia.

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Ilaria Parimbelli con la mamma

Il dottore sotto accusa

Si tratta di F.B. di Milano, 63 anni: non esercita più dopo quell’episodio, come ha chiarito. Aspetta di andare in pensione. Assistito dall’avvocato Gelpi, deve rispondere di omicidio colposo perché secondo l’accusa per negligenza, imprudenza e imperizia cagionava il decesso della giovane avvenuto il 1° agosto 2021 a causa di uno choc settico da polmonite ab ingestis: Ilaria era stata ricoverata d’urgenza al Papa Giovanni XXIII di Bergamo dopo questo attacco violento. “I medici quel giorno erano stati chiari – continua la mamma – un futuro a vita in una Rsa attaccata ai macchinari. No, questa non era vita”.

Serve un’altra perizia

Per tornare al processo, il giudice Nava ha deciso di far svolgere un’altra perizia per accertare alcuni punti che i consulenti delle parti non hanno eliminato del tutto. Per questo il 26 marzo saranno nominati un medico legale e un infettivologo.

I sintomi e il referto del 23 settembre 2019

Un passo indietro, al giorno del ricovero al Pronto soccorso del Policlinico di Zingonia. Era il 23 settembre 2019. Ilaria arriva al Pronto soccorso perché lamentava febbre (il giorno prima fino a 39), persistente cefalea di intensità elevata, associata a vomito, manifestazioni allucinatorie. Viene visitata da un primo medico (assolto) che nel referto parla di sospetta sepsi. Vengono fatti gli esami, e prima di smontare consiglia al collega, l’imputato, di approfondire: “Quando l’ho visitata non aveva più la febbre. Mi aveva accennato ad attacchi di panico, stress per la casa che stava arredando, delle cefalee ma non continuative. Inoltre gli esami che le erano stati fatti erano tutti buoni che escludevano una sepsi batterica”.

Il danno permanente, poi il decesso

Ilaria viene dimessa dal Pronto soccorso con una crisi d’ansia, per l’accusa ne avrebbe determinato un irrecuperabile ritardo nella corretta diagnosi avvenuta quattro giorni dopo al Papa Giovanni XXIII: encefalite erpetica da cui Ilaria era affetta che ne aveva provocato un danno neurologico permanente, e uno stato vegetativo.