A Bergamo crescono le dimissioni delle donne lavoratrici dopo la nascita di un figlio: ad influire in negativo i servizi

Secondo i dati INL sono 1118 le rinunce volontarie a fronte delle 322 dei colleghi maschi: peggio dei livelli pre-Covid

Una donna sul luogo di lavoro

Una donna sul luogo di lavoro

Bergamo, 7 marzo 2024 – I dati pubblicati dall’ultima rilevazione INL (Direzione Centrale Vigilanza Ispettorato Nazionale del Lavoro) male si combinano con la celebrazione della festa della donna: in provincia di Bergamo continuano a crescere le dimissioni volontarie tra le donne, ben 1118 lavoratrici si sono allontanate dal proprio impiego, contro i 322 colleghi maschi.

I numeri delle dimissioni tornano ai livelli “pre covid”, quando, nel 2019 furono 1425 le pratiche elaborate dall’INL, di cui 1071 quelle femminili.

Rispetto al dato nazionale (2019-2022), in Italia le dimissioni aumentano del 17%, a Bergamo restano praticamente invariate, ma è in aumento il dato femminile (+6%) e diminuiscono gli uomini (-15%).

Le motivazioni

È l’ennesimo segnale che analizza un mercato del lavoro sfavorevole verso le lavoratrici e che si ripercuotono sulla crescita delle famiglie.

Quello delle dimissioni volontarie rimane uno degli aspetti che più allerta il sindacato, anche perché la lettura dei dati dell’INL testimonia quanto poco sia ancora stato fatto per avvicinare il pianeta lavoro a quello familiare: quasi il 90% delle dimissioni al femminile avviene tra i 24 e i 40 anni, e cioè, presumibilmente, all’atto della nascita del primo o del secondo figlio.

La metà dei genitori (in questo compresi anche i maschi) si dimette con il primo figlio, un altro 40% all’arrivo del secondo. Inoltre il fenomeno delle dimissioni volontarie riguardi per il 95%dei casi qualifiche professionali medio basse (operai e impiegati).

L’assenza di parenti di supporto, l’elevata incidenza dei costi di assistenza al neonato (asilo nido/baby sitter) e le lunghe liste d’attesa al nido rappresentano le motivazioni di 512 lavoratrici e di 4 lavoratori.

Difficoltà connesse ai servizi più che al lavoro

“La fotografia che ci viene restituita dai dati , che vanno letti insieme alle dinamiche demografiche e a quelle del mercato del lavoro, conferma le difficoltà delle mamme al lavoro. Tuttavia – sottolinea Candida Sonzogni, della segreteria CISL di Bergamo - una riflessione rispetto alle motivazioni dichiarate in fase di dimissioni e a come sono cambiate dal 2019 al 2022, ci permette di mettere in evidenza che le mamme soffrono maggiormente le difficoltà connesse ai servizi, più nel 2022 che nel 2019, mentre sembra che le difficoltà connesse al lavoro abbiano un impatto meno significativo nel decidere di dimettersi".