Covid, la rivelazione: il paziente 1 non fu a Codogno. Tre settimane prima già 3 positivi ad Alzano

Secondo il virologo e microbiologo Andrea Crisanti. i primi casi di coronavirus sarebbero stati accertati il 4 febbraio 2020 all'ospedale Pesenti Fenaroli

All'ospedale di Alzano il caos scoppiò a febbraio 2020

All'ospedale di Alzano il caos scoppiò a febbraio 2020

Alzano (Bergamo) - Il paziente 1 di Codogno non fu il primo caso di Covid in Italia. La pandemia di Coronavirus non prese il via dunque dal Lodigiano , ma dalla Bergamasca, per la precisione dall'ospedale di Alzano. A rivelarlo è il virologo e microbiologo Andrea Crisanti.

Erano ricoverati nel reparto di medicina al terzo piano e uno nel reparto al secondo

I tre pazienti

“All'ospedale di Alzano Lombardo il Covid circolava già dal 4 febbraio 2020”, per un contagio avvenuto il 26 gennaio quindi di tre settimane prima della data del caso di Paziente 1. “Erano tre i pazienti infetti ricoverati nel reparto di medicina al terzo piano e uno nel reparto al secondo piano con un quadro clinico compatibile con infezione da Sars-Cov2 poi confermata con tampone molecolare ”.

Gli atti dell'inchiesta

La rivelazione choc compare nelle consulenze del microbiologo depositate agli atti dell'inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione della prima ondata di Coronavirus nella Bergamasca in cui sono indagati, tra gli altri, l'ex premier Giuseppe Conte e l'ex ministro Roberto Speranza.

Il caos iniziale

Di certo, come rivela anche il Giorno, la situazione all’ospedale di Alzano Lombardo in quei giorni risultava ormai fuori controllo. Medici e infermieri del “Pesenti Fenaroli” arrivarono perfino a rompere i vetri delle cassette degli estintori per prendere le mascherine e usarle in reparto e ripararsi dal virus.

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Le cassette rotte

Era accaduto anche questo, nel presidio della Valle Seriana: dopo i primi pazienti risultati positivi, il 23 febbraio, il personale si ritrovò spiazzato. E il racconto sulle cassette rotte, un gesto disperato, è emerso dalle testimonianze degli operatori sanitari ascoltati nei mesi scorsi in procura.

La sottovalutazione

Il 24 febbraio 2020 «il Cts evidenziava che in assenza di sintomi il test era ingiustificato» parlando del rischio di «una sovrastima del fenomeno sul Paese». Una indicazione che «avrà gravi conseguenze invece per comprendere cosa stava realmente accadendo», perché il «conteggio dei casi asintomatici» avrebbe dato «informazioni cruciali sull’entità della diffusione» del Covid. E’ un altro elemento che compare nella relazione di Crisanti per i pm di Bergamo.

La mail

Crisanti riporta anche una mail su questo tema del 24 febbraio, inviata da un professore dell’Imperial College di Londra e arrivata a membri del Cts, che non fu presa «in debita considerazione». Per «sopperire» alla carenza di mascherine chirurgiche e di Ffp2, nei giorni successivi al 23 febbraio 2020, agli operatori sanitari dell’ospedale di Alzano Lombardo venne suggerito e data l’autorizzazione «a utilizzare le mascherine dei kit anti-incendio presenti» nei reparti, rileva ancora la consulenza. Dalle chat risulta che il personale «è stato istruito a riutilizzare» le Ffp2, «procedura contraria a ogni principio di sicurezza e prevenzione».

I percorsi filtro

Il contagio in ospedale stava dunque covando da giorni e, come rivela Crisanti, forse addirittura dagli inizi del mese di febbraio 2020. Mancavavano anche i percorsi filtro. Solo con l'arrivo dei militari, la sera del 6 marzo 2020, che all'ospedale di Alzano Lombardo arrivarono mascherine, materiale di protezione e altri dispositivi.

Ora le indagini

Ma 35 operatori sanitari in servizio si infettarono. Ora la magistratura indagherà anche su questi elementi chiave per fornire un quadro sempre più definito sull'accesso della pandemia in Italia e in Europa.