Coronavirus, zona rossa necessaria ad Alzano e Nembro? La Procura chiama i periti

Un pool di esperti dovrà stabilire se esista un nesso causa-effetto tra la mancata decisione e la diffusione esponenziale dei contagi

I comuni di Alzano e Nembro sono stati l’epicentro della prima ondata

I comuni di Alzano e Nembro sono stati l’epicentro della prima ondata

Bergamo, 15 giugno 2020 -  Entra nel vivo l’inchiesta sulla mancata istituzione della zona rossa nella media Valle Seriana. La Procura di Bergamo ha incaricato un pool di periti che, partendo dai dati di quattro mesi fa, dovranno cercare di stabilire un eventuale nesso di causa-effetto tra la scelta di non isolare i comuni di Nembro e Alzano e l’incremento esponenziale di contagiati da Covid-19 che si regio in quel periodo. Gli esperti dovranno analizzare l’andamento dei dati epidemiologici nei due comuni all’inizio di marzo, quando si decise di non istituire la zona rossa.

La perizia verrà inserita tra gli atti dell’inchiesta che i magistrati bergamaschi hanno aperto per stabilire se tale decisione possa configurare un reato e, nel caso, procedere con l’iscrizione di eventuali indagati (al momento il procedimento è senza ipotesi di reato e senza indagati). La magistratura orobica vuole capire se davvero l’eventuale istituzione della zona rossa a inizio marzo sarebbe stata in grado di contenere l’epidemia, oppure se era già troppo tardi, come ha sostenuto nei giorni scorsi anche il sindaco di Nembro, Claudio Cancelli ("La zona rossa qui si doveva istituire a fine febbraio. A marzo, quando l’Istituto superiore di sanità ha ritenuto ci fossero le condizioni per misure restrittive, la situazione era già fuori controllo").  "La questione è complessa e sarà approfondita all’esito della ricostruzione in fatto", si limita a commentare il pubblico ministero Maria Cristina Rota.

In questi giorni , in contemporanea all’avvio delle analisi dei dati da parte del pool di periti, i magistrati orobici dovranno iniziare anche a valutare le dichiarazioni raccolte a Palazzo Chigi, dove sono stati ascoltati il premier Giuseppe Conte, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e il ministro della Salute Roberto Speranza, e quelle rilasciate la scorsa settimana dai vertici di Regione Lombardia, il governatore Attilio Fontana e l’assessore al Welfare Giulio Gallera, per cercare di capire se le decisioni e le mancate decisioni siano state semplici scelte politiche, oppure si possano configurare dei reati, e quindi delle responsabilità, di profilo penale. Nei prossimi giorni potrebbero essere sentite in Procura altre persone informate sui fatti.