
La Polizia postale: “Mai dare denaro”
Bergamo – Un fenomeno in crescita, che crea sempre più allarme tra i bergamaschi: le truffe telefoniche, realizzate da malviventi organizzati anche dal punto di vista tecnologico, tanto che riescono a far apparire sul display di chi riceve la falsa telefonata il vero numero della Questura di Bergamo, del Comando provinciale dei carabinieri o della banca. Così vedendo prefisso e numero della Bergamasca, senza sapere che sono stati clonati, la potenziale vittima casca nel tranello, convinta di interloquire davvero con le forze dell’ordine o con il proprio istituto di credito. Le prime telefonate sono spesso automatiche, si stima siano centinaia al giorno.
La maggior parte cade nel vuoto, ma qualcuno abbocca. E non tutti, fanno sapere le forze dell’ordine, denunciano. Prima di tutto perché, compreso il raggiro, soprattutto gli anziani si vergognano di esserci cascati. Poi perché tanti sono convinti che non rivedranno mai più la cifra persa.
Ma come è possibile realizzare truffe così sofisticate? Ancora non è stato chiarito. Probabilmente si tratta di ponti telefonici con chiamate orchestrate da hacker che vivono all’estero. Tra i casi più eclatanti, quello di una cinquantottenne dell’Isola Bergamasca che l’8 agosto, con due bonifici istantanei, ha spedito 12.800 euro alle Canarie credendo di collaborare a un’indagine della Questura nei confronti della sua banca, colpevole di sottrarre denaro ai correntisti e con la minaccia di finire a sua volta indagata. Invece a sottrarre il denaro sono stati i truffatori, che prima le avevano inviato un sms in cui sembrava che lei avesse autorizzato un bonifico di 5.800 euro.
“Queste chiamate non vanno mai assecondate – l’appello della Polizia postale – perché le forze dell’ordine non informano mai telefonicamente di un’indagine né chiedono denaro”.