Saronno, morti sospette in ospedale: chiesti domiciliari per il medico. Attesa per il gip

Gli inquirenti devono accertare altri eventuali decessi non chiari in pronto soccorso. Dagli atti non emerge che i due arrestati avessero confidenza con la droga

Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni

Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni

Saronno, 4 dicembre 2016 -  Sul caso delle morti sospette all'ospedale di Saronno proseguono le indagini degli investigatori. Si attende nei prossimi giorni la decisione del Gip del Tribunale di Busto Arsizio sulla richiesta dei domiciliari per Leonardo Cazzaniga, chiesti dal suo avvocato Enza Mollica.

Il lavoro degli inquirenti (il procuratore capo di Busto Arsizio Gianluigi Fontana, il pm Cristina Ria e i carabinieri di Saronno), è tutto volto all'accertamento di altri eventuali decessi non chiari in pronto soccorso, attraverso uno scrupoloso esame delle trenta cartelle cliniche di altri pazienti trattati da Cazzaniga, e sui decessi della madre e del suocero della Taroni. Proseguiranno gli interrogatori degli altri tredici indagati, accusati a vario titolo di omessa denuncia, falso ideologico e favoreggiamento. Se dagli atti il medico e la sua infermiera emergono come figure diaboliche, non pare invece avessero confidenza con la droga.

Il sospetto sorge, stando agli atti, dall' intercettazione di una conversazione tra l'allora direttore Sanitario dell'azienda ospedaliera di Busto Arsizio  e il direttore sanitario del presidio ospedaliero di Saronno, su una presunta rivelazione fatta dallo stesso Cazzaniga. La conversazione, stando ai fascicoli, risale al luglio del 2015 «Te l'ha detto lui? Te l'ha segnalato lui perché come hai fatto a scoprirlo?" domanda  il direttore sanitario. "Si mi disse io ho questo problema, adesso mi prendo un periodo per vedere di disintossicarmi perché sto esagerando (...) non dico che smetto ma almeno (...) perché sto esagerando" gli risponde l'altro  che poi spiega di avergli consigliato di andare da un medico competente. Il primo poi ribatte "quello un giorno dirà: io glielo avevo detto al direttore che ero cocainomane". Poi una precisazione: "No attenzione, stiamo chiacchierando, lui era in malattia per non so quale motivo (...) lui che cosa ha detto al medico competente non lo so so (...) il medico compente non ha osteggiato il rientro in servizio e lui l'avrà messa sul periodo di stress, di fragilità eccetera".

Interpellata al telefono, l'avvocato difensore di Cazzaniga, Enza Mollica ha dichiarato "non ho niente da dire". Il legale della sua compagna Laura Taroni, anche lei chiamata al telefono, ha precisato "non mi risulta alcun riferimento investigativo circa ipotesi di consumo di droga in capo alla mia assistita, né tanto meno che per lei sia stata richiesto alcun test tossicologico". Anche gli inquirenti, ad oggi, confermano non sia stato richiesto alcun esame tossicologico su nessuno dei due indagati arrestati. Punto fondamentale resta quello di chiarire il movente. L'anestesista si difende sostenendo che il cosiddetto 'protocollo Cazzaniga', era un modo per 'alleviare sofferenze, senza voler uccidere'.