Saronno, morti sospette in ospedale: i segreti delle cartelle cliniche

A oggi, stando alle fonti investigative, sarebbero almeno una trentina i casi da esaminare

Carabinieri in ospedale a Saronno (Archivio)

Carabinieri in ospedale a Saronno (Archivio)

Saronno, 3 dicembre 2016 -  Quante persone sono state trattate con il «protocollo Cazzaniga»? È questa la domanda a cui dovranno rispondere i carabinieri saronnesi, coordinati dalla Procura di Busto Arsizio, nel prosieguo delle indagini sulle morti sospette in corsia, che martedì scorso hanno portato all’arresto dell’ex vicemprimario del pronto soccorso di Saronno Leonardo Cazzaniga, 60 anni, e della sua compagna, l’infermiera Laura Taroni, 40enne accusata di aver ucciso suo marito, in concorso con il medico.

A oggi, stando alle fonti investigative, sarebbero almeno una trentina i casi da esaminare. In aggiunta, però, ci sarebbero anche da fugare i sospetti sulla scomparsa della madre della Taroni, Maria Rita Clerici, deceduta in casa della figlia in circostanze misteriose e del suocero dell’infermiera, deceduto in ospedale mentre Cazzaniga era di turno. Secondo quanto ricostruito fino ad ora il marito di Laura Taroni, secondo le accuse avvelenato con farmaci dalla donna e dal medico, sarebbe stato ucciso perché l’infermiera era intenzionata a «porre fine al vincolo matrimoniale e anche alla vita» dell’uomo, recitano le carte, «nei confronti del quale l’indagata aveva maturato profondo rancore». L’infermiera arrestata, durante un’intercettazione telefonica, racconta di essere stata oggetto di attenzioni non gradite da parte del marito.

Il lavoro degli inquirenti si intensificherà su due fronti: da un lato le cartelle cliniche dei pazienti trattati da Cazzaniga in Pronto soccorso, dall’altro i familiari della Taroni deceduti in circostanze definite «sospette» nell’arco di circa quattro mesi. Per rafforzare l’impianto dell’accusa avrebbe potuto essere utile la riesumazione delle salme. Ipotesi, questa, apparentemente scartata dalla commissione di medici interpellata dalla Procura di Busto. Secondo gli esperti chiamati a dare parere, infatti, sarebbe passato troppo tempo perché i cadaveri possano dare risposte certe sui quantitativi di farmaci effettivamente somministrati prima della morte. Le indagini proseguono inoltre anche per accertare le responsabilità di altri medici coinvolti nell’indagine. Ieri il procuratore Fontana ha reso noto il numero degli indagati nell’inchiesta: sono quindici. Oltre a Cazzaniga e Taroni, ci sono undici medici, la maggior parte dei quali aveva fatto parte della commissione interna all’ospedale chiamata a valutare le segnalazioni di due infermieri circa il comportamento di Cazzaniga, un carabiniere e una parente della Taroni. La posizione di quest’ultima, ha precisato Fontana, potrebbe essere stralciata.