Appalti, subappalti e affari sporchi: la logistica finisce sotto inchiesta

Somaglia, pagati in nero 1.108 lavoratori. Nei guai due cooperative IL VIDEO DELL'OPERAZIONE di Fabrizio Lucidi

Una pattuglia della Guardia di Finanza

Una pattuglia della Guardia di Finanza

Somaglia, 13 luglio 2014 - Chi non si adeguava al sistema veniva messo all’indice: turni di lavoro più pesanti, spintoni, minacce più o meno velate, niente ore di straordinario e buste paga più leggere. Questo il trattamento riservato a chi chiedeva buste paga trasparenti e regolari, perché era onesto e magari doveva avere il rinnovo del permesso di soggiorno o un prestito bancario. Così funzionava - secondo la ricostruzione della Guardia di Finanza di Lodi - in uno dei più grandi poli logistici della Lombardia, a Somaglia, nella Bassa Lodigiana. Perché il sistema inglobava anche alcuni sindacalisti, che avrebbero chiuso entrambi gli occhi pur di ottenere privilegi. Solo il sindacato Filt-Cgil, nel 2013, aveva paralizzato la logistica per protestare contro il licenziamento di alcuni dipendenti delle cooperative che lavoravano all’interno della logistica ed erano stati fatti fuori. Tanti dipendenti, sentiti uno ad uno lontani da occhi indiscreti, hanno confermato le irregolarità. Tanti hanno scoperto solo in quel momento che risultavano formalmente soci nelle cooperative. «Ad alcuni le cooperative facevano firmare documenti in bianco», rivela un investigatore. Una goccia nel mare delle irregolarità, nella ricostruzione basata su pedinamenti, blitz nella logistica, indagini sui conti in banca e interrogatori. Nessuna denuncia a carico dei vertici della multinazionale logistica, né di sindacalisti. Sul registro degli indagati al momento sono iscritti i nomi di quattro persone, fra titolari sulla carta e occulti delle coop coinvolte. Con ipotesi di reato che vanno dalla truffa aggravata allo Stato all’emissione di documenti fiscali falsi, per pagamenti in nero a 1.108 lavoratori.

Secondo l’accusa, le due cooperative emettevano buste paga che riportavano trasferte fasulle, mai eseguite dal lavoratore che però percepiva in questo modo i compensi per il lavoro straordinario prestato. Così le coop risparmiavano sulle tasse, sui contributi previdenziali e assistenziali e perfino sulle trattenute previste per le imposte sui redditi. Nella beffa, come in un gioco di scatole cinesi, un’altra beffa: le cooperative infatti avevano chiesto e ottenuto 35mila ore di cassa integrazione in deroga. Fingendo difficoltà ed esuberi che in realtà non c’erano. E con quei soldi (pubblici) avrebbero pagato i dipendenti.

Una delle cooperative aveva addirittura avuto accesso a un finanziamento per circa 180mila euro dalla Regione Lombardia «per un progetto a beneficio del benessere dei dipendenti (un asilo nido aziendale, ndr)», senza però averne i requisiti per le Fiamme Gialle. Gli investigatori calcolano l’evasione in 3,1 milioni di euro. E somme pagate in nero, solo fra il 2010 e il 2013, per un ammontare di 4,5 milioni. Chissà se lo Stato sarà mai in grado di recuperare queste cifre. E se, come dice il segretario lombardo della Filt-Cgil, Rocco Ungaro, «si metteranno mai vincoli legislativi e limiti stringenti a un mondo dove ormai le catene di subappalti sono fuori controllo». 

fabrizio.lucidi@ilgiorno.net