Il ricordo di Basile, morto a Mauthausen per non aver dato i soldi dei poveri ai fascisti

Caselle Landi onora il segretario comunale che rifiutò di consegnare il denaro del Comune. Presente il figlio Francesco di MARIO BORRA

La cerimonia a Caselle

La cerimonia a Caselle

Caselle Landi (Lodi), 25 aprile 2016 - Non volle consegnare i soldi del Comune a fascisti perché destinati ai poveri e così il segretario comunale Costantino Basile pagò la sua rettitudine con la vita: incarcerato, fu poi deportato al campo di concentramento di Mauthausen. Ieri a Caselle Landi la ricorrenza del 25 Aprile è stato un giorno speciale: era infatti presente Francesco Basile, classe 1928, figlio del segretario comunale. E ieri Alessandro Grecchi, casellese doc, ha raccolto la sua preziosa testimonianza.

Signor Basile, cosa ricorda di quei giorni?

"I segretari comunali stavano nei paesi per qualche anno e la mia famiglia, negli anni di guerra, si era stanziata a Caselle. Mio papà era un uomo integerrimo, onesto e coerente coi suoi principi”

Perchè  è stato incarcerato?

"Perché “non collaborava” attivamente. Il regime aveva bisogno di fondi per la Repubblica Sociale, e alcuni militanti sono venuti a chiedere soldi al Comune di Caselle. Mio papà ha mostrato che nelle casse di Caselle c’erano soldi, ma si è sempre opposto al consegnarli al regime, perché erano già stati destinati al cosiddetto Elenco dei poveri che in quel periodo più di altri avevano bisogno di ogni cosa. Per questo motivo venne incarcerato prima a Lodi per tre mesi e poi a San Vittore, nel V raggio, quello dei prigionieri politici. Da lì passò a Bergamo, per poi essere deportato a Mauthausen".