Legnano, è morto Bruno Giovanni Lonati: il partigiano che uccise Mussolini

Secondo la sua ricostruzione di quel 28 aprile 1945 fu lui a fucilare il Duce

Bruno Giovanni Lonati

Bruno Giovanni Lonati

Legnano (Milano), 16 novembre 2015 -  La sua "spy story" fece il giro del mondo. E la sua ricostruzione dei fatti fu raccontata da diverse trasmissioni televisive delle reti nazionali. Su quanto successe il 28 aprile 1945 lui ci scrisse anche un libro nel quale ai assunse la responsabilità di aver fucilato Benito Mussolini. Il partigiano legnanese Bruno Giovanni Lonati è morto sabato, portandosi per sempre con sè quel mistero, ancora irrisolto, sulla morte del Duce.

IL MISTERO DELLA SALMA DEL DUCE NELL'ARMADIO

Nato a Legnano nel 1921, Lonati fu una figura di spicco nella Resistenza in Valle Olona e a Milano con il nome di battaglia di "Giacomo”. Ex commissario politico della 101° Brigata Garibaldi (e anche comandante di una divisione partigiana, formata da tre brigate operanti in Milano) asserì appunto negli anni Ottanta di essere stato lui a giustiziare Mussolini, in combutta e per conto di un misterioso John, ufficiale inglese. Ad avvalorare la sua versione, presentata come la più attendibile, fu lo studioso americano Peter Tompkins. Fu autore del libro "Quel 28 aprile. Mussolini e Claretta: la verità" e fu invitato anche da Andrea Vianello, su Raitre, a una puntata di "Enigma" dedicata alla morte del Duce, in cui si sottopose, senza però riuscire a superarla, alla prova della macchina della verità. Il Lonati (che lavorò alla Franco Tosi di Legnano dal 1936 al 1956 pero poi trasferirsi a Torino dove ha ricoperto incarichi dirigenziali alla Fiat) ha però sempre confermato quella sua versione dei fatti, ovvero di aver lui stesso ucciso Mussolini, mentre la Petacci sarebbe stata simultaneamente eliminata da un agente dei servizi segreti britannici, John Maccaroni (Robert Maccarrone, secondo il Times), detto "il capitano John". Ieri la sezione Anpi di Legnano ha reso omaggio al partigiano combattente e ha espresso il suo cordoglio alla famiglia.

di DAVIDE GERVASI