Giallo di Marcheno, bugie e contraddizioni: "Mio fratello non aveva segreti"

La sorella dell’operaio trovato morto smentisce le testimonianze. Giuseppe Ghirardini conosceva il luogo dove è stato ritrovato. Non andò a caccia per il maltempo di BEATRICE RASPA LA SCHEDA / Tutte le tappe del giallo

Giuseppe Ghirardini

Giuseppe Ghirardini

Marcheno, 25 ottobre 2015 - «Mio fratello martedì sera era a casa tranquillo con le mie sorelle a Marcheno. Non era lui la persona vista in quel bar di Vezza d’Oglio. Basta illazioni». Parola di Giacomina Ghiradini, un’altra sorella dell’addetto ai forni della fonderia Bozzoli srl trovato morto domenica scorsa in circostanze misteriose sopra i boschi di Ponte di Legno. Dieci giorni dopo la scomparsa del suo principale Mario Bozzoli, inghiottito dalla sua fabbrica di Marcheno l’8 ottobre. Ghirardini è sparito il giorno in cui carabinieri di Gardone Valtrompia l’avrebbero voluto risentire per capire meglio molte cose, tra cui la fumata anomala di un forno fusorio registrata dagli operai in concomitanza con la scomparsa dell’industriale. Il doppio giallo della fonderia appare un cubo di rubik che mostra di continuo facce in contrasto. Ieri una delle sorelle di Ghiradini ha deciso di rompere il silenzio e parlare in difesa di Beppe, sospettato di essersi allontanato per sfuggire al peso di un segreto inconfessabile sulla fine di Bozzoli: «Mercoledì voleva andare a caccia e alla fine non è andato – racconta Giacomina -. Così è salito in quei luoghi che conosceva bene e basta, nient’altro». Un barista di Vezza d’Oglio, Corrado Zani, ha pero’ raccontato di avere notato l’operaio al bar già martedì sera. Fuori c’era la sua Suzuki Vitara marrone, la stessa auto trovata posteggiata in località Tonalina a tre chilometri di cammino dal luogo del rinvenimento del cadavere. A sentire la famiglia di Ghirardini pero’ quell’uomo dalla vita costellata dai lutti, una moglie brasiliana dalla quale era divorziato che gli aveva dato un bimbo, martedì non era affatto in Valcamonica. Qual è la verità? Il cellulare dell’addetto ai forni aggancia la cella di Passo Crocedomini, all’incrocio tra le valli, alle 14 di mercoledì e poi fa perdere le tracce. E ora il telefonino non si trova più. E ancora: un amico di Ghiardini, Amerigo Ghidini, ha riferito di avere incontrato «El bala» , come era soprannominato Giuseppe tendente a raccontare bugie bonarie, lunedì e di averlo trovato cupo. «Domenica era stato a caccia e mi ha detto che sarebbe stata per lui l’ultima volta». Perché? Una frase premonitrice di un gesto estremo? Beppe è stato trovato mezzo assiderato sul ciglio di un torrente, ma per chiarire la natura di un decesso all’apparenza naturale servono gli esami tossicologici e l’esito dell’analisi del contenuto di una bottiglietta di Gatorade presa dalla sua giacca. «Non molleremo l’osso» ha promesso il procuratore Tommaso Buonanno, che pure ha ammesso di essere in presenza di un caso tra i più difficili mai affrontati. «Bisogna avere tempo e pazienza» ripetono in Procura.