Yara, il video confezionato per tener buona la stampa

Legali all'attacco: «Tarocco». Ed è polemica di GABRIELE MORONI

L'avvocato Claudio Salvagni, legale di Massimo Giuseppe Bossetti (La Presse)

L'avvocato Claudio Salvagni, legale di Massimo Giuseppe Bossetti (La Presse)

Bergamo, 3 novembre 2015 - Il duello continua anche fuori dall’aula di Bergamo dove prosegue il processo per la morte di Yara Gambirasio. Ad accendere la miccia un video proiettato dai difensori di Massimo Bossetti durante la deposizione del colonnello Giampietro Lago, comandante del Ris di Parma. Il filmato di autocarro, ritenuto l’Iveco Daily dell’imputato, ripreso nella serata del 26 novembre 2010, quando la piccola Gambirasio scompare. Il filmato, precisa il capo del Ris alla Corte, è stato «fatto per esigenze di comunicazione» e «dato alla stampa».

Fuoco alle polveri. «Se - dice Claudio Salvagni, difensore del muratore con Paolo Camporini - è stato confezionato un video tarocco, perché non posso dubitare della genuinità di altri elementi? Posto che a oggi, oltre a non essere stata fornita alcuna risposta scientifica all’anomalia della mancanza del dna mitocondriale di Ignoto 1, si è addirittura ipotizzato che su Marte potremmo trovare dei sassi a forma piramidale, questo perché non possiamo conoscere tutta la natura dell’universo. E allora, allo sesso modo, si potrebbe trovare una risposta all’anomalia della mancanza del dna mitocondriale». La replica degli ambienti del Ris sul caso del video è perentoria. Si tratta di spezzoni originali e assolutamente genuini. I fotogrammi sui quali ha lavorato il Ris sono contenuti nei filmati originali. E ovviamente questi ultimi sono un estratto del materiale sequestrato a suo tempo, nella sua completezza, che si trova agli atti delle indagini preliminari. Non c’è nulla nel cassetto degli esperti di Parma: è tutto alla luce del sole, agli atti del pubblico ministero. Interviene anche Cesare Giuzzi, presidente del Gruppo Cronisti Lombardi, con un comunicato sulla pagina Facebook dove si stigmatizza l’uso della stampa «in maniera strumentale». «Il post - precisa Giuzzi - è stato ritirato temporaneamente perché si era scatenata una gazzarra di commenti fra colpevolisti e innocentisti che non aveva niente a che fare con la professione giornalistica. Voglio ricordare che come Gruppo Cronisti, lo scorso 13 luglio, avevamo chiesto che venisse data la possibilità di effettuare una videoripresa del dibattimento sulla base del fatto che i processi si celebrano in aula e non nei salotti televisivi».