LORENZO CRESPI
Economia

Beko conferma i tagli nel sito di Cassinetta. I licenziamenti vengono solo ridotti: da 541 a 350

Nuovo incontro al Ministero. I sindacati: “Così non c’è rilancio, solo dimagrimento. Accordo difficile”. La multinazionale intende rivedere i turni per salvare qualche posto in più

I lavoratori del sito di Cassintetta durante uno degli ultimi scioperi

I lavoratori del sito di Cassintetta durante uno degli ultimi scioperi

Biandronno (Varese) – Una riduzione degli esuberi tra gli operai del sito di Cassinetta. Dai 541 annunciati nei mesi scorsi a 350: è l’ipotesi su cui sta lavorando Beko per lo stabilimento varesino della multinazionale. Lo hanno comunicato gli stessi rappresentanti aziendali nel corso dell’ennesimo incontro convocato a Roma presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Al tavolo che si è svolto ieri pomeriggio per un aggiornamento sul piano industriale di Beko l’azienda ha fornito qualche numero in più rispetto alla scorsa riunione del 30 gennaio, quando erano emersi spiragli di apertura con l’annuncio della fase di valutazione in corso di un piano di investimenti di 300 milioni per l’Italia. Ora emergono altri dettagli, a partire dalla produzione del freddo, il comparto più in difficoltà a Cassinetta. Beko intende rivedere la gestione dei turni di lavoro: si sta pensando a una modifica organizzativa che permetterebbe di ridurre gli esuberi previsti, che sarebbero 350.

In questo modo si punterebbe così a volumi produttivi intorno ai 500mila pezzi all’anno. C’è poi però la questione degli esuberi tra gli impiegati: a Cassinetta ne sono previsti nel dettaglio 98 per quanto riguarda il settore ricerca e sviluppo, a cui si aggiunge un numero non ancora definito per gli addetti della divisione Italia e delle funzioni regionali.

Per quanto riguarda la produzione del caldo, invece, per Cassinetta è previsto il ruolo di centro di sviluppo europeo. Beko ha spiegato inoltre che i 300 milioni di investimenti sarebbero suddivisi in questo modo: un terzo su nuovi prodotti, un terzo su innovazione di processo e un terzo su ricerca, sviluppo e innovazione. L’investimento sui prodotti di 100 milioni su 7 siti produttivi è limitato secondo Massimiliano Nobis della Fim Cisl. “È necessario un impegno maggiore per rilanciare i siti italiani”. Per Barbara Tibaldi della Fiom Cgil “non è un piano industriale ma un dimagrimento, che non rilancerà Beko in Italia”. Per Gianluca Ficco della Uilm “è difficile raggiungere un accordo con questa premessa”.