Macchi Venegono Inferiore: lavoratori senza mensa costretti a mangiare per terra. Scatta lo sciopero

I sindacati contestano all’azienda di aver respinto ogni proposta per risolvere la questione, sul piatto da tempo. “Continueremo a oltranza”

Il presidio davanti alla Macchi

Il presidio davanti alla Macchi

Non si ferma la mobilitazione dei lavoratori della Macchi, storica azienda di Venegono Inferiore attiva nel settore della realizzazione di macchinari per l’estrusione di materiale plastico. I dipendenti si sono trovati davanti ai cancelli dello stabilimento, per un presidio organizzato in occasione di uno sciopero della durata di due ore.

Il motivo dell’agitazione? La mancata convocazione – o comunque l’assenza di interlocuzione – da parte dell’azienda, alla richiesta dei sindacati di riaprire un tavolo di trattativa sulla questione servizio mensa. Questo sarebbe stato il comportamento dei vertici della società, così come riferito dagli stessi rappresentanti del lavoratori. I quali annunciano l’intenzione di continuare “a oltranza con blocco degli straordinari e scioperi a spot”.

La vertenza

Le proteste sono scattate a metà del mese. Prima motivazione la mancanza di una mensa, con i lavoratori costretti a mangiare in postazione, seduti per terra o davanti ai pc. La vertenza, in realtà, si trascina da tempo. La lacuna di spazi adatti alla pausa pranzo è un tema affrontato a più riprese fra le mura della Macchi, azienda che oggi conta su un organico di 138 dipendenti.

Nelle precedenti settimane sindacati e portavoce dell’azienda hanno avuto alcuni incontri sulla questione. I rappresentanti dei lavoratori hanno detto di aver avanzato una serie di proposte, ma avrebbero ricevuto in cambio – questa è sempre al versione dei sindacati - solo rifiuti. Da qui la scelta della mobilitazione.

Le proposte sul campo

I sindacati avevano chiesto l’allestimento di un locale mensa. In subordine l’aumento del ticket, attualmente di 5 euro, con la scelta della versione elettronica esentasse fino a 8 euro. Non è servito nemmeno l’intervento dei sindacati provinciali, con l’organizzazione di due incontri nella sede varesina di Confindustria finiti in un nulla di fatto.