ROSELLA FORMENTI
Cronaca

Quel boato alla Polveriera, la strage delle operaie nella fabbrica di Taino 90 anni fa. “Non accada mai più”

In occasione della Festa del lavoro la commemorazione di una tragedia che ha segnato in modo indelebile l’intero Varesotto. La vittima più giovane aveva 21 anni, la più anziana 48

Un gruppo di dipendenti della fabbrica. Dalla polveriera sono partiti chilometri di micce per il traforo del Monte Bianco

Un gruppo di dipendenti della fabbrica. Dalla polveriera sono partiti chilometri di micce per il traforo del Monte Bianco

Taino (Varese), 1 maggio 2025 – Si chiamava Angela Paietta, aveva 21 anni la più giovane delle 35 vittime dell’esplosione alla Polveriera di Taino, la tragedia che il 27 luglio 1935 ha segnato per sempre la storia del paese. 35 vittime, 3 uomini e 32 donne, la maggior parte della manodopera nella fabbrica che dal 1914 dava lavoro agli abitanti di Taino e dei comuni intorno. Carolina Tonella, 48 anni, la più anziana, una mamma come altre donne che quel giorno non tornarono a casa dai loro familiari. 

Mamme, figlie, sorelle, alcune famiglie furono colpite da un doppio lutto, perdendo due figlie, a pagare il tributo più pesante Taino, con 15 vittime. Oggi, Primo Maggio, è la Festa del lavoro, quel lavoro che ancora continua ad aggiungere nomi al drammatico elenco delle vittime di infortuni mortali, come 90 anni fa a Taino. 

La data 

Quel 27 luglio 1935 si verificò uno scoppio nel reparto imballaggio, il tragico evento è ricordato nella pubblicazione dal titolo “La rustisciada- Lo scoppio e la storia della Polveriera”, curata da Laura Tirelli, docente di Lettere in pensione e appassionata ricercatrice storica. Il suo lavoro restituisce alla memoria collettiva quella tragedia con le testimonianze raccolte, pagine che vogliono parlare soprattutto ai giovani perché quel ricordo non si disperda. La studiosa riferisce con rigore la cronaca di quel giorno: “Sabato 27 luglio 1935, alle prime ore del turno pomeridiano, esattamente alle 14,35 saltò in aria il capannone adibito all’imballaggio dei materiali, la violenza dell’esplosione causò la rovina dell’intero fabbricato. 

Un monito che suona drammaticamente vero pensando a quanto successo nel 1935 a Taino
Un monito che suona drammaticamente vero pensando a quanto successo nel 1935 a Taino

Una carneficina 

Nel reparto imballaggio lavoravano maestranze femminili coadiuvate da alcuni uomini per le mansioni più pesanti. Immediatamente dopo l’esplosione, avvertita nei paesi vicini,la gente accorse numerosa. Giunsero subito anche i soldati del 27 Artiglieria della divisione Legnano attestati sulle alture circostanti per esercitazioni campali, i carabinieri e i militi dei paesi limitrofi. Le operazioni di soccorso durarono tutta la notte, con la speranza di trovare qualche superstite.

Alla Polveriera di Taino lavoravano centinaia di maestranze
Alla Polveriera di Taino lavoravano centinaia di maestranze

La strage delle donne 

Alle prime luci dell’alba del giorno successivo, una volta terminato lo sgombero delle macerie, si contarono 35 vittime, tre uomini e 32 donne,identificabili a fatica”. Spiega la studiosa: “Alla Polveriera la manodopera era soprattutto femminile, proprio per la manualità richiesta nella preparazione degli esplosivi, fin dall’inizio, le prime assunte, nel 1914 furono 50 operaie”.  

Il ricordo 

Continua la storica: “La fabbrica di esplosivi portò un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, dedita all’agricoltura, gli uomini emigravano, anche per lavori stagionali, le donne garantivano il sostegno in famiglia con il lavoro alla Polveriera”. Una presenza importante, la fabbrica, ma segnata da un ricordo doloroso. A tutte le vittime della polveriera, nei sessant’anni di attività 39 furono i morti, è stato dedicato un monumento, realizzato dallo scultore Vittorio D’Ambros, inaugurato il 29 marzo scorso, collocato nel giardino del Centro Bielli che ospita un piccolo museo con una sezione riservata alla storica fabbrica e alle sue maestranze.   

Il monumento che commemora le vittime di quella terribile carneficina
Il monumento che commemora le vittime di quella terribile carneficina

Una data che non va dimenticata 

“Il 27 luglio 1935 è una data che non deve essere dimenticata – conclude Laura Tirelli – ai giorni nostri è un motivo di riflessione di fronte alle troppe vittime che ancora oggi si contano. Bisogna riprendere l’attenzione al lavoro che richiede rispetto e sicurezza qualunque sia, anche il più umile”. La Polveriera che nel periodo di maggiore sviluppo tra le due guerre occupò fino a 1500 addetti, nel 1952 fu acquistata dalla Montecatini (poi Montedison), fornì migliaia di chilometri di micce detonanti usate nel cantiere del traforo del Monte Bianco. Il 25 novembre 1972 l’attività fu chiusa.  

La sirena 

Il ricordo a Taino ha una voce, particolare, quella della sirena della fabbrica: da quest’anno tornerà a suonare in tre occasioni, il 27 luglio, anniversario della tragedia, il 4 dicembre Santa Barbara, e il 12 ottobre, Giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro, come Angela Paietta, 21 anni, a Taino la più giovane vittima dell’esplosione nella Polveriera.