Strage di Samarate, Nicolò Maja a casa con i nonni: "Ora deve costruirsi la sua vita"

Nicolò Maja è l'unico sopravvissuto della mattanza avvenuta nella notte tra il 3 e il 4 maggio nell'abitazione di via Torino. Suo padre Alessandro Maja uccise la moglie Stefania Pivetta e la figlia 16enne Giulia

Nicolò Maja con il sindaco di Samarate, Enrico Puricelli

Nicolò Maja con il sindaco di Samarate, Enrico Puricelli

Samarate (Varese), 15 settembre 2022 - "Non se la sente di parlare, è ancora scosso, ma posso confermare che sta bene in casa con i nonni". L'avvocato Stefano Bettinelli parla così del suo assistito, il 23enne Nicolò Maja, l'unico sopravvissuto alla strage di Samarate, orchestrata dal padre Alessandro Maja che nella notte tra il 3 e il 4 maggio gli ha tolto prima la madre Stefania Pivetta e poi la sorella di 16 anni Giulia.

Nicolò Maja, parlano i nonni materni

Per lui parlano i nonni materni, felicissimi di rivederlo a casa dopo mesi di angoscia e rabbia. "Nicolò è qui a casa e per noi è un sogno diventato realtà dopo un percorso difficile e faticoso". Mesi fatti di speranza nell'attesa di un miglioramento che alla fine c'è stato, anche se il viaggio verso la normalità sarà ancora lungo e faticoso. Per lui tre giorni di fisioterapia in ospedale a Somma e a accompagnarlo saranno anche i volontari delle associazioni territoriali di Samarate, suo paese di residenza che non lo ha mai abbandonato.

Come sta Nicolò

"Il ragazzo deve costruirsi la sua vita e noi saremo sempre al suo fianco", dicono emozionati i nonni. Il trauma psicologico rimane e anche fisicamente Nicolò non è come prima. Rimane sulla sedia a rotelle con evidenti problemi di deambulazione e difficoltà sul lato sinistro del corpo.

Le lettere dal carcere di Alessandro Maja

Oggi l'abitazione di via Torino teatro della strage è ancora sotto sequestro perché le indagini sono ancora in corso: "Temo non saranno chiuse fino a novembre", spiega l'avvocato che poi aggiunge un commento sulle presunte lettere scritte dal padre di Nicolò, Alessandro Maja, e poi recapitate ai nonni materni del ragazzo. "Non so a chi abbia scritto dal carcere, ma non certo ai suoceri o al figlio. Noi non l'abbiamo più sentito, non è mai arrivato un atto di pentimento e non ha mai chiesto notizie sul figlio: né quando era in coma e neppure ora che è uscito dall'ospedale".