Samarate, 4 novembre 2024 – Producevano e confezionavano vestiti per griffe d’alta moda lavorando “in nero” in un capannone in condizioni igienico-sanitarie precarie. L'edificio fatiscente e sprovvisto di ogni permesso o certificazione, a cominciare da quella anti-incendio, è stato scoperto dai militari della Guardia di Finanza del Comando provinciale di Varese a Samarate (Varese). I capi d'abbigliamento erano realizzati grazie a manodopera pagata 8 euro l'ora.
Il titolare dell'attività, un cinese di 52 anni (la ditta aveva sede legale a Torino ma produceva tutto a Samarate), è stato denunciato per caporalato, sfruttamento ed ospitalità di manodopera clandestina e gravi violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Indagata anche la proprietaria del capannone, una samaratese di 43 anni con le accuse di abusivismo edilizio, per la presenza di locali dormitorio non dichiarati. Il capannone è stato posto sotto sequestro preventivo. Quando i militari della Gdf della compagnia di Busto Arsizio hanno eseguito l'accesso al capannone (dopo controlli sulle mancate autorizzazioni, con il supporto di Ats e vigili del fuoco) hanno trovato 12 cinesi, senza permesso di soggiorno, che non parlavano italiano, al lavoro oppure a riposo su brande di fortuna. Nel capannone vivevano anche dei minori ora affidati ai Servizi Sociali.