
Roberta Fusco e Marta Licata
Varese, 18 settembre 2020 - Sono riprese in questi giorni le attività del Centro di ricerca in osteoarcheologia e paleopatologia dell’Università dell’Insubria. Il team dell’ateneo è impegnato su due fronti: in ambito locale e in trasferta in Piemonte.
Sul territorio varesino sono ricominciati gli scavi sul sito della chiesa di San Biagio a Cittiglio. Un lavoro svolto insieme alla Soprintendenza archeologica della Lombardia, finanziato grazie al progetto di ricerca “archeogenomica“ di Marta Licata e Francesco Pallotti. L’attività è realizzata in collaborazione con l’associazione Amici di San Biagio, guidata da Antonio Cellina. Nel prossimo anno accademico saranno coinvolti all’interno del laboratorio allestito nella navata della chiesa anche gli studenti e i tirocinanti di diversi corsi di laurea, che qui svolgeranno esercitazioni pratiche.
La nuova campagna di scavi permetterà di completare l’esplorazione dell’area iniziata diversi anni fa, con le indagini che hanno riguardato una grande fossa ossario: un cimitero di periodo medievale e post medievale. È stato così possibile raccogliere una gran quantità di informazioni sull’antropologia degli antichi abitanti della Valcuvia, sui loro stili di vita e sulle malattie di cui si soffriva in quell’epoca.
All’attività su Cittiglio se ne affiancherà prossimamente un’altra a pochi chilometri di distanza: i fondi ottenuti dal Centro di ricerca dell’università permettono di programmare la ripresa degli scavi e dello studio degli scheletri scoperti nell’area cimiteriale di Sant’Agostino a Caravate. Un percorso svolto in collaborazione con il Comune, di cui è responsabile scientifico il professor Andrea Spiriti. E per entrambi i siti di Cittiglio e Caravate, insieme ad altre località, si aprono anche prospettive future di fruizione museale grazie al finanziamento ottenuto con il progetto Valcuvia. Varese inoltre ospiterà il prossimo congresso nazionale del Gruppo italiano di Paleopatologia.
Gli orizzonti dell’ateneo non si limitano al territorio di riferimento: un’altra attività che ha preso il via di recente riguarda infatti il vicino Piemonte. Un importante lavoro che coinvolge la cripta della chiesa di Santa Maria Maggiore a Vercelli, sotto la quale un’antica leggenda racconta che scorrerebbe un "fiume di ossa". Gli studenti e i borsisti dell’Insubria, guidati da Marta Licata, hanno allestito un laboratorio per eseguire le analisi e le indagini macroscopiche sugli inumati della chiesa. L’obiettivo è di redigere uno studio antropologico e paleopatologico che aiuterà a svelare aspetti altrimenti inesplorabili dell’antica popolazione.