ROSELLA FORMENTI
Cronaca

L’omicidio-suicidio della coppia di anziani di Cuasso al Monte. La psicologa: “La paura di vivere senza la moglie spiega il gesto estremo del marito”

La dottoressa Gabriella Scaduto: “Quanto è successo deve spingerci a una riflessione profonda sul dolore che può emergere all’interno di una coppia”

La psicologa Gabriella Scaduto

La psicologa Gabriella Scaduto

Cuasso al Monte (Varese), 19 giugno 2025 – La paura di perdere la moglie malata, di non poter vivere senza di lei. Non ci sarebbe altra spiegazione per il gesto estremo compiuto da Giuseppe Rizzotti, 91 anni, che nella mattinata di lunedì all’ospedale Ondoli di Angera, ha ucciso la moglie Anna Castoldi con un colpo di pistola e poi nello stesso modo si è tolto la vita. Una coppia unita da cinquant’anni, una tragedia che ha sconvolto i familiari e Cuasso al Monte, dove la coppia viveva.  

L’associazione di supporto 

Sulla tragica vicenda interviene Giuseppe Delmonte, fondatore dell’Associazione Olga dedicata alla madre, Olga Granà, vittima di femminicidio poiché uccisa dal marito nel 1997 ad Albizzate. “Non siamo di fronte a un femmicidio nel dramma di questa anziana coppia, non c’erano situazioni di violenza – dice – È un gesto estremo, disperato d’amore. Ma il dolore sconvolgente che stanno vivendo i figli, il tormento di fronte alla domanda, “perché non siamo riusciti a capire”, è lo stesso vissuto da chi come me è orfano di femmicidio”. “E quei figli hanno bisogno ora di aiuto psicologico”.

La psicologa Gabriella Scaduto
La psicologa Gabriella Scaduto

Riflette sul caso Gabriella Scaduto, psicologa, psicoterapeuta, referente per le relazioni istituzionali dell’Associazione Olga: “Il dramma dell’ospedale di Angera – dice – ci chiama, come cittadini e professionisti, a una riflessione profonda sul dolore che può emergere nel legame di coppia, soprattutto in età avanzata, di fronte alla malattia e alla prospettiva della perdita”.  

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“Come prendersi cura di chi amiamo?”  

Prosegue l’esperta: “È importante sottolineare che, in assenza di una conoscenza diretta delle persone coinvolte, non è possibile né corretto esprimere valutazioni psicologiche specifiche.Tuttavia episodi come questo ci pongono con forza una domanda collettiva: come possiamo prenderci cura di chi assiste, accompagna, resta accanto? Di chi ogni giorno, spesso in silenzio, affronta il peso della malattia di un proprio caro, senza sapere a chi affidare pensieri, paure, limiti?”. Per la psicologa “occorre valorizzare l’ascolto tra familiari e caregiver, creare spazi dove la fragilità possa essere accolta, condivisa, normalizzata. Parlare della morte, del dolore, della fatica di assistere chi amiamo non deve più essere un tabù”.  

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Supporto psicologico 

Pertanto “è urgente rafforzare la presenza di psicologi nei reparti ospedalieri, non solo per i pazienti ma anche per i loro familiari, in particolare nei contesti di lungodegenza. Il sostegno psicologico è un vero strumento di prevenzione. Aiuta a riconoscere precocemente segnali di disagio, a trovare risorse interiori e a non affrontare da soli i momenti più complessi. Come psicologa ritengo fondamentale che le politiche pubbliche riconoscano il bisogno, spesso invisibile, di cura anche per chi si prende cura. Perché la salute mentale è parte integrante della salute collettiva. E perché nessuno, in nessuna fase della vita, dovrebbe sentirsi senza voce, senza ascolto, senza aiuti”.