GABRIELE MORONI
Cronaca

Marco Manfrinati, la versione dell’assassino: “Limido mi ha colpito con una mazza da golf e io mi sono difeso”

Omicidio di Varese, l'ex avvocato ha risposto alle domande del giudice nell’interrogatorio di convalida, ammettendo l’aggressione alla ex moglie ma offrendo un’altra ricostruzione sulla morte del 71enne

Marco Manfrinati è detenuto al Carcere dei Miogni di Varese

Marco Manfrinati è detenuto al Carcere dei Miogni di Varese

Varese – Ha ammesso di avere colpito al volto con un coltello la ex moglie, sfregiandola. Poi avrebbe voluto allontanarsi per costituirsi in questura a Varese. Si è difeso, sostenendo di avere sferrato le coltellate mortali all'ex suocero nel corso di una colluttazione, dopo che questi lo aveva assalito con un mazza da golf, sfasciando la sua auto e colpendolo alla schiena. Tanto da riportare fratture da difesa alle nani. È la tesi difensiva di Marco Manfrinati, quarantenne ex avvocato, espressa nell'udienza di convalida dell'arresto per l'omicidio dell'ex suocero Fabio Limido e il tentato omicidio della ex moglie Lavinia Limido. Nel carcere varesino dei Miogni, Manfrinati ha risposto per circa un'ora alle domande del gip Alessandro Chionna. 

L'avvocato Fabrizio Busignani, difensore di Manfrinati
L'avvocato Fabrizio Busignani, difensore di Manfrinati

È il difensore Fabrizio Busignani a riportare, al termine, la versione del suo assistito. "Manfrinati ha risposto alle domande del gip ammettendo l'aggressione a Lavinia Limido e ha spiegato perché si è verificato quello che si è verificato. Quando si è reso conto di quello che stava succedendo, ha desistito dall'azione. Ha tentato di salire sulla propria autovettura per andare a costituirsi in questura. A quel punto è stato aggredito con una mazza da golf da parte di Fabio Limido, mazza da golf che è sotto sequestro. Le telecamere hanno ripreso l'aggressione con la mazza da golf da parte di Fabio Limido, che ha distrutto l'autovettura di Manfrinati, ha colpito il lunotto posteriore, il vetro lato passeggero-guida, ha colpito Manfrinati in diverse parti del corpo, al punto che venerdì dovrà essere operato per le fratture alle mani, tipiche da difesa. A un certo punto l'auto è andata in panne. È sceso dall'autovettura. Ha tentato di scappare dai colpi, è stato colpito alla schiena, circostanza che risulta dai referti, nuovamente con la mazza da golf da Fabio Limido. Non riuscendo ad allontanarsi, ne è nata una colluttazione mentre Fabio Limido brandiva la mazza da golf in sequestro e in quella occasione sono partiti dei colpi di coltello. Ecco quello che è successo".

I rilievi della polizia scientifica dopo l'omicidio di Fabio Limido
I rilievi della polizia scientifica dopo l'omicidio di Fabio Limido

"Ci sono - ha proseguito il legale - molte cose da chiarire in questa storia. L'unica volontà di Marco Manfrinati era quella di stare con suo figlio, di poter avere il diritto alla territorialità, che è previsto dalla Costituzione, da una legge del 2015 ed è previsto persino dai protocolli sottoscritti dal ministero della Giustizia per i detenuti. Questa era l'unica volontà di Marco Manfrinati: quella di poter stare con il proprio figlio. Punto. Niente di più e niente di meno". Perché, è la domanda di un giornalista, i provvedimenti dei giudici gli vietavano di vedere il figlio? "Questo è il tema. Questo è il motivo per cui noi abbiamo impugnato. L'articolo 282 ter, parlando di divieto di avvicinamento dice che il divieto viene applicato dal giudice nei confronti della persona offesa. Il bambino non è mai stato individuato come persona offesa in nessuno degli atti processuali. Nessuno. Questo è il punto. Se il diritto alla territorialità deve essere garantito e se non ci sono elementi per dire che il minore era la persona offesa, qualcuno mi deve spiegare per quale ragione un padre non deve avere il diritto di vedere il proprio figlio. Questa è una domanda a cui io non posso rispondere e a cui deve rispondere qualcun altro". Dov'è ora il bambino? "E' affidato da novembre 2023 ai servizi sociali del Comune di Varese. Non era affatto né alla madre, Lavinia Limido, né alla madre di Lavinia Limido. Risiede presso Lavinia Limido, ma è affidato ai servizi sociali di Varese con provvedimento del tribunale di Busto Arsizio del 23 novembre 2023". La famiglia Limido ha parlato di due anni vissuti nel terrore. "Sono racconti. I processi dimostreranno se sono fatti. Altrimenti sono solo racconti. Le denunce non sono sentenze di condanna. Tanto è vero che non possono essere utilizzate come mezzi di prova. Ciò che è scritto nelle denunce, secondo la giurisprudenza costante della Corte di Cassazione, non è una prova. Le prove sono altre. Si formano non davanti alle telecamere ma in un'aula di giustizia. E il processo per accertare questi fatti inizierà, sostanzialmente, il 5 giugno 2024. Quindi di cosa vogliamo parlare? C'erano delle denunce ed erano erano sub iudice, perché è il giudice che decide, non ci sta davanti alla telecamere”